[ESCLUSIVA C4C/DYLANDOGOFILI] INTERVISTA A DANIELE BIGLIARDO
Daniele Bigliardo, disegnatore, nasce a Napoli il 16 febbraio 1963. Appena diciassettenne lavora con il regista teatrale Mario Martone, allestendo scenografie per il suo gruppo teatrale “Falso Movimento“, da cui nascerà “Teatri Uniti“. Con il regista napoletano collaborerà sino al 1992 partecipando a numerose produzioni tra le quali “Rosso Texaco“, “Il Silenzio Preso per la Coda“, “Filottete“, “Ritorno ad Alphaville” e “La Vedova Allegra“. Di questi anni sono anche i corti “Perfidi Incanti” per la RAI e il film “Morte di un Matematico Napoletano” sempre con la regia di Mario Martone.
Fonda, all’inizio degli anni Ottanta, l’agenzia pubblicitaria “En plein air” (il cui nome alludeva alla cronica mancanza di una sede stabile), più o meno in coincidenza con le prime esperienze in campo fumettistico, maturate nel circuito amatoriale di fanzine come “Trumoon” e “Linea Chiara“. Nel 1993, è la volta del debutto vero e proprio nel campo fumettistico, con la realizzazione per l’Editoriale Dardo dell’albo speciale di “Gordon Link” intitolato “Phantasmagoria“, cui segue per la Universo sulla testata “Intrepido” il personaggio di “Billiteri“, poi titolare di una testata tutta sua, chiamata “Billiband” di cui disegna 5 degli 11 albi pubblicati (testi di Giuseppe De Nardo). Per la Sergio Bonelli Editore Daniele Bigliardo esordisce sulla testata Dylan Dog nel 1995 con “Il canto della sirena” pubblicato nel Dylan Dog Gigante n. 5 (testi di Pasquale Ruju). A tutt’oggi ha pubblicato 12 albi della serie regolare più un Dylan Dog Gigante e qualche storia breve.
Durante gli anni di collaborazione con la Bonelli, Daniele fonda insieme ai soci Arturo Picca e Mario Punzo la Scuola Italiana di Comix da cui si distaccherà nel 2000; è di quegli stessi anni la produzione “Eduardo a fumetti” per l’editore Elledi91, riduzione a fumetti di diciotto commedie di Eduardo De Filippo in altrettanti albi della serie, che lo vede impegnato nella direzione artistica e come copertinista. Nel 2010 ritorna al teatro realizzando le scenografie dello spettacolo teatrale “Io Speriamo che me la Cavo” libero adattamento dal libro di Marcello D’Orta con la regia di Domenico Maria Corrado interpretato da Maurizio Casagrande.
Oltre che di fumetti, il disegnatore napoletano si occupa anche di grafica tridimensionale realizzando, tra l’altro, spot pubblicitari e video musicali. Proprio in questo settore lavora nella produzione per la Tilapia e la RAI di “Il Piccolo Sansereno” cartone animato in grafica tridimensionale di cui è direttore artistico e modellatore dei characters. L’episodio pilota di 26 minuti è stato trasmesso da RAI2 lo scorso inverno. Firma per la nascente factory di animazione Mad il charter design del film “La Cantata dei Pastori” andato in onda la vigilia di natale 2012.
C4 Comic: Come ti sei avvicinato al mondo del fumetto?
Daniele: Se intendi al media come chiunque altro leggendo ed emozionandomi a quella lettura (il ricordo va all’Uomo Ragno edizioni Corno). Se invece fai riferimento al mondo della produzione e dell’editoria in genere grazie al fenomeno delle fanzine di cui sono stato entusiasta artefice (Flex, Trumoon, Lineachiara e Chiara)
C4C: Hai fatto degli studi o frequentato dei corsi per approfondire questa tua passione?
D: Direi di no a meno di non considerare l’università di architettura inerente al campo grafico.
C4C: Hai iniziato curando le scenografie per il gruppo teatrale “Falso movimento”, puoi parlarci di questa esperienza?
D: Un’esperienza fantastica per un ragazzo di diciassette anni che, entusiasta del disegno, scopre un mondo, quello del teatro di avanguardia nascente in quel periodo, di dirompente creatività che stravolgeva le regole del teatro per contaminarlo con il cinema, il fumetto e l’arte moderna. Un melting pot esplosivo che genererà molti dei fenomeni mediatici degli anni successivi. Insomma il fumetto non più inteso come “giornalino” ma considerato nella sua essenza: linguaggio in grado di esprimere un pensiero originale e diffondere cultura.
C4C: Nei primi anni ’80 hai fondato l’agenzia pubblicitaria ”En plein air”. Cosa ti ha spinto a questa decisione e di cosa ti occupavi?
D: Credo fermamente che la pubblicità rappresenti una forma di comunicazione potentissima per la sua vicinanza al mercato; certo proprio questa vicinanza la rende spesso mera servitrice dello stesso, ma non erano gli artisti di un tempo fornitori dell’aristocrazia o del clero? Eppure hanno saputo tramite le loro opere lasciarci qualcosa di più che il semplice messaggio divulgativo che la committenza gli richiedeva. Ecco sotto questo profilo credo che chiunque voglia operare nel campo della comunicazione debba interessarsi alla pubblicità per acquisirne i meccanismi per sviluppare una propria posizione morale rispetto alla prassi pubblicitaria. Detto questo nell’agenzia mi occupavo un po’ di tutta la parte creativa evitando accuratamente la ricerca della clientela.
C4C: Inizi a lavorare nel mondo del fumetto esordendo su riviste come ”Linea Chiara” e ”Trumoon”. Puoi parlarci di questa esperienza?
D: Anche per quanto riguarda quella fase della mia vita nutro un sentimento nostalgico che probabilmente è legato all’età che avevo in quegli anni ma posso dire sicuramente che gran parte di quello che faccio oggi affonda le radici in quell’esperienza. Per le testate che citi nella domanda valgono considerazioni molto diverse se per una infatti ero grafico ed autore di testi, Lineachiara era una rivista di critica del fumetto, per l’altra ero autore di fumetto, Trumoon infatti era una rivista di fumetti a pieno titolo e neppure troppo amatoriale considerando il fatto che il 90 percento degli autori che vi hanno pubblicato lavorano oggi nel settore ai massimi livelli.
C4C: Sei stato uno dei fondatori della Scuola Italiana di Comix. Cosa consiglieresti a un ragazzo intenzionato a diventare un fumettista?
D: Consiglierei di aprire i suoi orizzonti: non credo sia infatti oggi possibile rinchiudere in un qualsiasi recinto le capacità di un disegnatore che proprio per le sue peculiarità deve partecipare a un enorme cambiamento della comunicazione che sta avvenendo proprio sotto i nostri occhi. Naturalmente sto parlando della rete, internet sta rivoluzionando ogni singolo attore della comunicazione senza risparmiare nessuno, dal cinema al fumetto alla televisione e appare difficile oggi tracciare un quadro della situazione e tantomeno prevedere un possibile assetto futuro dei settori e dei mercati a loro legati. Una qualsiasi persona che voglia imparare l’arte del disegno oggi deve essere disposta, partendo da un punto qualsiasi, a mettesi in gioco ogni giorno lasciandosi guidare dal flusso della trasformazione e, perché no, cercando di trarre vantaggio da esso invece che subirlo passivamente .
C4C: Sei riuscito a concludere i tuoi studi di architettura. Data questa tua preparazione, trovi più semplice disegnare gli edifici o ti è stata più utile per altri fattori?
D: Probabilmente in piccola parte questo è possibile ma la vera ricchezza che gli studi di architettura lasciano a un disegnatore riguardano la concezione del disegno che appare nella sua essenza progettuale e nella sua capacità di rappresentare concetti, liberando il disegnatore dalla visione mimetica di riproduzione della realtà nella quale spesso si rinchiude.
C4C: Passi poi a lavorare per la “Dardo Editore” disegnando un numero di ”Gordon Link”. Per molti un personaggio un po’ troppo simile a “Dylan Dog”, cosa puoi raccontarci di questa tua esperienza?
D: Un passo in più nel settore produttivo nulla di più. Il personaggio mi appariva banale ed insignificante mi servì per dimostrare la mia affidabilità. Oltretutto la testata chiuse inopinatamente poco prima che terminassi un numero della serie lasciandomi in braghe di tela proprio nell’anno del mio matrimonio.
C4C: Successivamente hai collaborato alla collana “Billiband” cambiando genere. Quale genere preferivi disegnare in quel periodo?
D: La mia visione del fumetto è da sempre rimasta legata all’immaginario moebiusiano e non nascondo che l’ambientazione realistica per me rappresentasse una limitazione (avrei preferito tra i personaggi bonelliani Brendon, per intenderci) ma con il passare del tempo il mio interesse per il disegno della realtà che ci circonda è cresciuto e mi piacerebbe ritornare a disegnare il caro vecchio Billi… Chissà magari…
C4C: Nel 1996 esordisci disegnando una storia di ”Dylan Dog” intitolata ”Il canto della sirena” per la “Sergio Bonelli Editore”. Immagino sia stata una bella soddisfazione, cosa hai provato nel momento in cui sei stato contattato per disegnare per il più grande editore italiano?
D: Certamente ero felice di essere considerato in grado di portare avanti le storie di quello che già era una icona del fumetto italiano ma al tempo la situazione era più rosea di quella attuale: la concorrenza era minore, oserei dire, e per un editore in espansione come era Bonelli, in quel momento, c’erano non poche difficoltà a reperire disegnatori professionisti o sceneggiatori in grado di svolgere il compito in autonomia. Oggi al contrario frotte di disegnatori perfettamente formati da scuole piuttosto che dalla loro passione bussano alla porta di quello che ormai è l’unico editore di fumetto in Italia e nonostante la loro indubbia professionalità si vedono respinti. Non è un caso che tanti dei nostri talenti abbiano trovato lavoro all’estero.
C4C: Hai anche collaborato al progetto di trasposizione a fumetti di alcune opere teatrali di Eduardo De Filippo. Hai trovato complicato disegnare le commedie di un grande autore come De Filippo?
D: Eduardo è un progetto che implementammo con la scuola italiana di fumetto che fondai nel lontano ’95 per fornire ai nostri studenti una occasione, un progetto con cui misurarsi, quindi in quel caso la difficoltà era quella di seguire i ragazzi, controllarli, aiutarli e confortarli in modo da farli rendere al massimo per produrre un fumetto che fosse degno di scritti così complessi e famosi. In alcuni casi ci siamo riusciti in altri meno ma è comunque un’esperienza che ricordo con orgoglio e piacere essendo stata per molti degli attuali professionisti la prima esperienza di pubblicazione.
C4C: Ti occupi anche di grafica tridimensionale. Di quale campo ti occupi?
D: La grafica tridimensionale è un settore in continua evoluzione e richiederebbe un continuo impegno per seguirne gli avanzamenti cosa che non sempre riesco a fare, quindi diciamo che rispetto al periodo del primo cartone animato (Il Piccolo Sansereno) conservo le competenze nel campo della modellazione e del texturing tridimensionale ma per quanto riguarda le altre fasi (lighting, rigging, animazione, rendering, compositing e montaggio) avrei bisogno di motivazioni valide per aggiornarmi sugli enormi passi in avanti che il settore ha compiuto in questi anni.
C4C: Passiamo ora a qualche domanda su “Dylan Dog”. A chi ti sei ispirato nei disegni di Dylan Dog?
D: Per ordine della redazione, i riferimenti grafici al tempo in cui sono entrato nello staff erano Bruno Brindisi o Giovanni Freghieri. Io, per affinità, scelsi Bruno. A ogni modo guardo un po’ a tutti perché credo che ognuno dei disegnatori della serie abbia contribuito e contribuisca a fare di Dylan uno dei fumetti più interessanti in edicola.
C4C: Le collaborazioni con gli sceneggiatori sono facili oppure no?
D: Semplicissime. Di alcuni non conosco neppure la voce non avendoci mai avuto a che fare se non per mezzo di una sceneggiatura cartacea.
C4C: Quale storia di “Dylan Dog” hai trovato più avvincente da disegnare? E quale ti è piaciuta di più?
D: Dico la prima “Il canto della sirena”. Per ovvie ragioni mi sentivo un po’ su un altro pianeta… Mi avrebbero letto centomila persone! La storia che più mi è piaciuta?.. Dico “Il gran bastardo” del mio amico De Nardo.
C4C: Attualmente hai in cantiere altri progetti su “Dylan Dog”?
D: Vorrei scrivere alcune storie per il nostro Indagatore…
C4C: E in generale, stai lavorando a qualcosa in particolare?
D: Se ti riferisci a Dylan niente di particolare ma la mia attività di disegnatore è frenetica e spazia in più ambiti: cartoni animati, auto pubblicazioni sulla rete, siti, grafiche… Ma se vuoi magari ne parliamo più approfonditamente in un’altra intervista.
C4C: Cosa ne pensi di Roberto Recchioni come curatore di “Dylan Dog”?
D: Roberto non devo certo presentarlo io tanto più che la sua candidatura viene da Tiziano Sclavi stesso. Diciamo che ritengo opportuno un ragionamento intorno a un cambiamento del personaggio che sta già avvenendo ma fuori dal controllo degli autori, a causa del crescente numero di collaboratori che la serialità impone. Sono contento che questo controllo venga operato da Roberto, ovvero uno degli autori che sembra aver meglio intercettato le richieste delle nuove generazioni di lettori.
C4C: Passiamo ora a qualche curiosità di te. A chi ti sei ispirato quando hai iniziato a disegnare?
D: Tra i tanti che mi vengono in mente direi John Buscema, Jonny Romita, Gil Kane per i supereroi e senz’altro Moebius-Giroud in una fase più matura ma sarebbe impossibile citare tutti gli autori che ho amato e ammirato nella mia carriera di disegnatore.
C4C: Con chi ti piacerebbe collaborare?
D: Jodorowski.
C4C: Quali fumetti consiglieresti a chiunque?
D: Maus di Art Spiegelman, Watchman di Alan Moore e tutta l’opera di Andrea Pazienza. Sicuramente ho dimenticato i migliori.
C4C: Quale fumetto avresti voluto disegnare?
D: “Gli occhi del gatto” di Moebius.
C4C: Quale fumetto preferisci disegnare?
D: Uno tutto mio e a colori.
C4C: Quale tuo lavoro ritieni il più bello? E quale il migliore?
D: Certamente quello che farò.
C4C: Com’è il tuo processo lavorativo una volta che ti è stata consegnata una sceneggiatura?
D: Provo a leggerla tutta per farmi un’idea dell’arco narrativo e per immaginare un po’ tutti i character e le ambientazioni e poi giù con le matite. Bisogna comprendere che ho imparato questo mestiere quando internet non esisteva e la documentazione era difficile da reperire, bisognava cavarsela come meglio si poteva. Ancora oggi quindi nonostante la possibilità di documentarsi o la facilità di procurarsi riferimenti fotografici, continuo a lavorare di fantasia per non snaturare il mio processo creativo che mi ha portato ad essere quello che sono: un disegnatore.
Si ringrazia il fumettista Daniele Bigliardo per la disponibilità e la professionalità dimostrate.
Questa intervista è stata realizzata da Marco Rubertelli, fondatore di C4 Comic, per l’associazione Dylandogofili.