[Esclusiva] C4 Chiacchiere con… Nicola Mari
Continuano le interviste su C4 Comic: questa volta è il turno di Nicola Mari, storico disegnatore di Sergio Bonelli Editore, che nel corso degli anni ha posto la propria firma su numerose tavole di Dylan Dog e Nathan Never.
C4 Comic: Ciao Nicola, innanzitutto grazie per averci concesso quest’intervista e benvenuto su C4Comic.
Nicola Mari: Grazie a te della gentilissima attenzione.
C4C: Normalmente dovrebbe essere la redazione a fare la presentazione dell’artista, ma noi preferiamo andare un po’ controcorrente e lasciare che questa venga fatta dal diretto interessato, in modo che possa mettere l’accento su quel che preferisce e che ritiene maggiormente importante. Questo preambolo per chiederti se hai voglia di parlaci un po’ di te e di com’è nata la tua passione per il disegno?
NM: La mia passione per il fumetto nasce nell’istante esatto in cui incontro il primo albo di comics, Silver Surfer disegnato dal grandissimo John Buscema. In seguito, all’età di quattro anni, avevo deciso che da grande avrei realizzato fumetti.
C4C: Partiamo dall’inizio, vorresti parlarci del tuo esordio per Edifumetto?
NM: A quell’epoca frequentavo l’accademia d’arte di Bologna e suonavo in una band definita di genere new wave. Ma l’unico desiderio che animava e investiva l’intero della mia persona era poter realizzare fumetti. Tuttavia il mio livello non era ancora professionale, malgrado già da tempo realizzassi illustrazioni per la pubblicità. Fare fumetti è un’altra cosa. In quegli anni (parlo della prima metà degli anni ottanta) funzionavano molto bene i fumetti cosiddetti “per adulti”. Quindi, come altri miei colleghi, mi dedicai a questo tipo di produzione che rappresentò una palestra formidabile in cui confrontarmi con la dimensione professionale e in cui sperimentare e approfondire i fondamentali del mestiere.
C4C: C’è qualcosa a cui ti ispiri quando disegni, che sia un elemento ricorrente, o un aneddoto particolare che vorresti condividere con noi?
NM: Le fonti d’ispirazione provengono da tutto ciò che leggo, vedo, sento e vivo. Disegnare, oltre che un atto tecnico, è un evento esistenziale. Da questo punto di vista non si fanno fumetti solo con i fumetti, come non si dipinge solo facendo pittura, o non si fa letteratura solamente attraverso la scrittura e così via. Realizzare fumetti è come nelle cose d’amore in cui l’attenzione è rivolta alla totalità della persona amata, non all’amore in sé.
C4C: Sei considerato il principe delle tenebre del fumetto italiano, ti senti calzare quest’etichetta?
NM: L’identità è un dono sociale, nel senso che ognuno di noi è la sommatoria di tutte le visioni e le interpretazioni di cui siamo oggetto: sono gli altri a dirci chi siamo. In questo senso, non mi sento etichettato ma individuato in una delle tante figure (tra loro contrapposte) in cui consiste la mia identità. Personalmente, non ho un’idea della mia persona, non so chi sono, tanto meno se posso essere –addirittura- il principe delle tenebre del fumetto italiano; ma, da un punto di vista squisitamente narcisistico, ammetto che è una definizione in cui mi piace riconoscermi!
C4C: Hai iniziato a disegnare Dylan Dog su una sceneggiatura di Tiziano Sclavi. Com’è stato lavorare con lui?
NM: L’esperienza più importante della mia vita.
C4C: C’è molta aspettativa per la storia “crepuscolare” di Dylan Dog che ti affianca a Barbara Baraldi, considerata a sua volta un’autrice dallo stile gotica. Vorresti anticiparci qualche chicca a riguardo?
NM: Barbara scrive di misteri che solo lei può svelarci attraverso la sua arte.
C4C: Com’è stato confrontarsi con protagonisti diversi da Dylan dopo vent’anni di storie dell’Indagatore dell’incubo. Il Principe di Persia è pieno di neri e poche linee chiare. Sperimentazione o ritorno alle origini?
NM: Il bellissimo racconto di Paola Barbato è ambientato in un contesto storico che coincide con la grande rivoluzione industriale, in cui l’umanità era ancora proiettata nel futuro e non appiattita nell’eterno presente dell’attuale contesto iper moderno. Quello di Tommy è (dal punto di osservazione dello storico e del sociologo) il mondo moderno; il mio disegno ha cercato di inserirsi in questo solco. Dunque, confermo un ritorno alle origini ma, come il periodo storico di Tommy, aperto a una possibilità di futuro.
C4C: Hai un nuovo progetto di cui puoi parlarci?
NM: Al momento sto lavorando al Dylan scritto da Barbara Baraldi che, come ogni Dylan, rappresenta un impegno totalizzante.
C4C: Qualche domanda di rito, se permetti: c’è qualcuno in particolare con cui ti piacerebbe collaborare ma non si è ancora presentata l’occasione?
NM: La mia esperienza professionale, dal punto di vista delle collaborazioni, è stata, ed è, totalmente appagante. Perciò non nutro desideri di collaborazione con un autore in particolare. Naturalmente, resto aperto a tutte le eventuali collaborazioni che possano arricchire il mio prezioso bagaglio.
C4C: C’è un fumetto di cui vorresti essere tu il disegnatore, che è un modo per chiederti quale sia il tuo titolo preferito?
NM: Una storia di Dylan scritta e disegnata da me; ma prima di propormi anche come sceneggiatore dovrò verificare le mie reali capacità di scrittura.
C4C: Ultima domanda: qual è la tua kryptonite?
NM: L’insignificante, in grado di togliere senso anche al nulla.
C4Comic ringrazia Nicola Mari per il tempo concesso e per la gentilezza dimostrata.