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Zerocalcare dall’armadillo a Kobane. Breve storia di un fumettista sul filo del rasoio

” E mo’ chi cazzo è il fumettista disimpegnato?
Io so’ stato a Kobane, ammerda!”

Il titolo di questo articolo potrebbe sembrare fuorviante. In realtà l’evoluzione artistica di Michele Rech, in arte Zerocalcare, e quello che potrebbe comportare in termini artistici, è sotto gli occhi di tutti. Certo non è esattamente facile da cogliere, ben nascosta sotto uno stile grafico e narrativo ben consolidato che lo ha reso riconoscibile al primo sguardo, pur in un mondo sconfinato come quello del fumetto. Eppure dalle pagine de La Profezia dell’Armadillo Kobane Calling , il salto è notevole, un salto mortale eseguito senza rete e senza dubbi. In  Kobane Calling si è percepito un forte cambio di registro narrativo. La comunicazione è stata talmente chiara ed è stata recepita così rapidamente anche dalla gente di solito lontana dal mondo del fumetto, che L’Internazionale ha dovuto realizzare in tempi record una ristampa del reportage. I lettori più attenti avevano probabilmente già capito questa necessità di Rech di esprimersi e di sentirsi compreso dai suoi lettori in maniera corretta e coerente. L’incredibile aumento della sua notorietà e la conseguente eterogeneizzazione dell’audience, hanno reso sempre più arduo soddisfare questo suo bisogno.

La maggiore difficoltà sta forse proprio in come l’autore romano si è posto al pubblico. Se artisti come Ortolani, Bevilacqua e Silver, solo per citare alcuni esempi, hanno personaggi ben definiti da far esprimere, Rech ha deciso fin da subito di raccontare se stesso : Michele Rech è Zerocalcare. Nelle pagine dei suoi fumetti troviamo le sue ansie, le sue paure, i suoi successi e le sue frustrazioni. A volte si tratta di sentimenti “filtrati”, a volte no. Di certo il suo enorme séguito di fan gli tributa amore puro e incondizionato. Il rovescio della medaglia è però altrettanto estremo, perché i lettori innamorati sono cannibali implacabili, ed un artista che decide di dare loro in pasto la propria anima (e la sua produzione recente ne è esempio perfetto), rischia di trovarsi emotivamente svuotato in tempi brevissimi.

Viene quindi da chiedersi se l’evoluzione che Zerocalcare ha mostrato, non sia figlia di alcune necessità inderogabili. La prima fra tutte è certamente l’urgenza di esprimersi, di veicolare le proprie idee, qualunque esse siano. Contemporaneamente un cambio di questo genere potrebbe permettere a Rech di riappropriarsi almeno in parte, di quella sfera intima di sentimenti e vicende personali che fino ad oggi hanno rappresentato il punto di forza della sua produzione artistica più importante, da La Profezia dell’Armadillo a Dimentica il Mio Nome. Se la seconda ipotesi qui formulata rappresenta una mia personalissima proiezione, la volontà dell’autore di cambiare pelle e provare a vestire i panni del fumettista reporter, è chiara sin dalle prime didascalie di Kobane Calling. Qui in effetti comincia il salto mortale.

Il livello di impegno emotivo necessario per scrivere una storia come quella dedicata alla città curda è elevato, e giocoforza il blog è stato a lungo in stand-by. Discorso identico ed un identica pausa si sono concretizzati in occasione della stesura di Dimentica il Mio Nome, il cui tenore mal si conciliava con le atmosfere leggere del blog. Questo farebbe ipotizzare che un eventuale cambio di registro narrativo, così come auspicato dall’autore proprio in Kobane Calling,  porterebbe inevitabilmente anche ad un cambio di audience. Zerocalcare con la storia su Kobane sta rivolgendosi ad un tipo di lettore diverso da quello che lo ha lanciato e supportato fino ad oggi, e visto che questo suo racconto sia un punto di partenza piuttosto che una storia come mille altre per l’autore, le domande diventano legittime. In questa fase non è troppo chiaro se queste sue innovazioni vogliano incuriosire anche un pubblico diverso, in tutto o in parte, o se piuttosto non tentino di proporre ai lettori storici, un prodotto differente che misceli il suo consueto registro semiserio ad una ferma volontà informativa. Il filo del rasoio su cui cammina Zerocalcare sta tutto in queste circostanze.

In tutti e due i casi il rischio è alto : i lettori interessati ai contenuti espressi in Kobane Calling, potrebbero non concedergli quella credibilità per cui valga la pena continuare a seguire le sue storie ed i suoi reportage a fumetti. D’altra parte la massa dei lettori “storici” potrebbero semplicemente non essere interessati a leggere, e comprare, la produzione legata al nuovo corso. A noi Zerocalcare piace. Dal rosicometro al suo sentirsi rana Kermit davanti alla ragazza combattente curda. Qualche dubbio ci viene pensando a quanto un artista così sensibile potrà resistere prima di dover scegliere cosa fare da grande. Ai posteri

Testi : Contenuto originale C4Comic

Foto : Zerocalcare e L’Internazionale – (salvo se altri o migliori) tutti i diritti riservati ai legittimi proprietari.

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