Tavole originali: L’unicità – Splash page

L’UNICITA’ – SPLASH PAGE

Una storia a parte la vivono quelle tavole denominate in gergo Splash page, pagine di apertura di un fumetto o più generalmente “a tutta pagina”, priva di riquadri o suddivisioni. Le conosciamo tutti, sono quelle che appaiono improvvisamente, sorprendendo il lettore con un repentino colpo fuori dagli schemi, nelle quali si abbandonano le regole classiche di lettura e dove il disegno non si esprime più imprigionato in nessuna forzatura narrativa. Ecco allora paesaggi suggestivi, panoramiche profonde, visioni d’insieme su battaglie, galassie, eserciti, scorci mozzafiato. Ma non è tutto, della stessa categoria si possono tranquillamente considerare pure quelle tavole che aprono o chiudono un episodio. Queste due tipologie portano in seno il bagaglio emotivo necessario per condurci rapidamente nello scenario necessario alla storia o per il picco emotivo con eventuale frase di chiusura o scena da colpo scenico finale. Sono quindi corredate nel primo caso dal titolo dell’albo o nel secondo con l’effige della conclusione della storia. Capirete bene la differenza di possedere una tavola del genere rispetto ad una qualsiasi interna all’albo, condita poi da un avvenimento eclatante o dall’apparizione immediata di uno dei protagonisti. Ancora una volta è bene usare attenzione: non sempre tutto avviene in maniera automatica. Il valore è pur sempre condizionato dal titolo dell’albo, dall’importanza storica che riveste nella serie, da quale mano è stato realizzato, dall’impatto visivo che viene restituito.

Facciamo un esempio: Dylan Dog n° 214 “Manila”, Splash page di apertura con titolo dell’albo, ampia panoramica su una città notturna (presumibilmente Londra), primo piano sia dell’inseparabile maggiolino che dell’investigatore dell’incubo, il tutto arricchito dalla mano guidata dalle muse di un ispirato Corrado Roi. L’interesse cattura una varietà di avventori decisamente alta, direttamente proporzionale al prezzo che salirà.

Se di contro prendiamo una Splash page di un bel fondale utilizzato per Cattivik, realizzato da Giorgio Sommacal, purtroppo il discorso cambia, eccome. La collocazione editoriale non è immediata, perduta tra serie regolari, ristampe e comunque annebbiata dall’anonimato. Per quanto si mostri accattivante manca di personaggi, di azione, insomma non c’è vita, sembra mancare di documenti d’identità. Anche il nome al quale vive legata non l’arricchisce molto, poiché pensando a Cattivik la mente corre rapida ad almeno due nomi: Bonvi e Silver.

Nota a parte: ci sono molti altri casi che sfuggono ad una catalogazione precisa e che meritano cure e analisi ben più approfondite. Tutti noi conosciamo quei disegni realizzati in fiere, incontri, meeting. Spesso sono realizzate in maniera industriale, per presentare un nuovo lavoro, quindi prodotte in serie, senza riguardo o ispirazione, in altri casi ci sono esempi particolari, clamorosi, esagerati. Difficile sollevare in questa sede tutti i dettami perseguibili, l’esperienza è l’unica arma che farà la differenza tra chiudere un buon affare o strapagare una tavola.

 

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