Sì, la tecnologia può aiutarci a combattere la diffusione del virus
Il coronavirus, passato dall’essere “poco più di un’influenza” (per citare qualche esperto che ha probabilmente sottovalutato la cosa, quasi certamente in buonafede) a diventare un’epidemia diffusa – purtroppo – su larga scala anche nel nostro paese, sta condizionando le vostre vite. Palestra o partita a calcetto? Niente da fare, meglio rinviare. Flirt accattivanti con qualche tipo / tipa interessante? Lasciate stare, già vi conoscete poco – ci manca solo che vi prendano per untore; e poi vedersi le prime volte senza poter stabilire alcun contatto fisico, diciamo la verità, è piuttosto deprimente. Ritorno a casa dalla famiglia? Se abitate nelle zone rosse o arancioni, meglio non farlo se non in caso di assoluta necessità. Insomma siamo messi così: il virus è arrivato in Italia e non si sa bene quando tutto questo finirà di monopolizzare le opinioni e le vite di chiunque.
Cosa può farci, in questo scenario preoccupante per molti, la tecnologia? A nostro avviso non troppo, forse solo qualcosina in più di una poesia o di una bella canzone, ma è bene sapere che essa dovrebbe essere al nostro servizio e potrebbe aiutarci a vivere meglio, a farci prendere bene e a non perdere contatto con la realtà. Visto che dovremo restare a casa per un po’, del resto, è opportuno sapere cosa la tecnologia possa fare per noi per limitare rischi e paranoie di tutti.
Internet
È forse banale iniziare da questo aspetto, ma immaginate come sarebbe terribile un mondo contaminato in cui non esiste internet: giusto telefono e posta tradizionale. Leggete sui siti ufficiali com’è la situazione contagio, non diffondente voci non verificate o bufale (in nessun caso), scrivete ai vostri amici su Whatsapp o Telegram, usate le mail per contattare amici e parenti e far loro sapere che state bene; flirtate come pazzi, se proprio volete farlo, e pregustate con calma il momento in cui potrete tutti tornare a tenervi la mano (per non dire altro) senza problemi nè paure: per la giornata della liberazione dalla dittatura del virus, per citare Burioni, credo che possa essere prevedibile un boom di nascite, 9 mesi dopo.
Ma nel frattempo tenete duro: in fondo, se non altro, avete un mondo a portata di click, basta saperlo usare e naturalmente (virus o meno) tenersi alla larga dai pericoli della rete.
Ricerca scientifica
Probabilmente chi ha snobbato dottori di ricerca e ricercatori come una massa di mantenuti e fannulloni, in questi mesi, avrà da ricredersi: e noi speriamo davvero che possa succedere, per il benessere di tutti. Tantissime aziende stanno investendo nella ricerca in questo ambito, e sarebbe il caso di dare loro fiducia. Molte società di calcio, enti privati e donatori stanno dando fondi ai principali istituti di ricerca italiani e non solo, perché la ricerca ha bisogno di sostentamento e sarà l’unico modo, un giorno speriamo molto vicino, per trovare un vaccino.
E poi, visto che ci siamo, impariamo a riconoscere l’enorme valore della sanità pubblica, della collaborazione tra esseri umani e della comunicazione corretta da parte delle istituzioni.
Smartworking
Sono giorni complicati per tutti, soprattutto per chi necessiti della presenza fisica sul posto di lavoro (elettricisti, meccanici, …) e quindi sia costretto a fronteggiare l’emergenza coronavirus senza poter ricorrere allo smartworking; per molti altri, invece, quest’ultima dovrebbe finalmente essere vista come un’opportunità. Legati a logiche più o meno anni 50, costituite in un immaginario ben definito (la segretaria sexy, l’impiegato alla Fantozzi, il capoufficio tiranno che impone a tutti di stare zitti e lavurà), siamo arrivati ad un momento cruciale: ove e quando possibile, convincete la vostra azienda a lavorare da remoto. E devono convincersene tutti, ovviamente nei limiti del possibile: le consulenze si possono fare tranquillamente via email, ad esempio, e non dovrebbe servire più (in un 2020 convulso, difficile quanto inoltrato) che ci sia un controllore a verificare che stiamo facendo finta di lavorare così bene. Contano la produttività, il risultato, non le 8 ore classiche da ufficio – e chi fa ricerche in virologia, in queste ore, dovrebbe saperlo meglio di chiunque altro.
App per fare la spesa
Fare la spesa non è considerato un comportamento a rischio, in genere: ma se c’è molta calca dentro al supermercato, meglio lasciare perdere e mantenere sempre una distanza minima di un un metro l’uno dagli altri. Motivo per cui, di fatto, delle app per fare la spesa (come ad esempio Supermercato24) possono essere davvero molto comode ed aiutare sia voi, nella gestione del quotidiano, che coloro i quali dovranno e continueranno lavorare per mandare avanti l’economia e non farci morire di fame.
Forse stiamo solo sognando, ed il nostro destino è segnato, come qualche post dal tono apocalittico-religioso ci ha suggerito nelle scorse settimane. Ma crediamo davvero nel potere della tecnologia, e confidiamo in essa: ora, probabilmente, più che mai.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay