Tex Willer: cosa va e cosa no nella serie Sergio Bonelli Editore
Dopo il grande successo di vendite del numero 1 a Lucca Comics and Games 2018, nei prossimi giorni esce il terzo albo della serie Tex Willer. Abbiamo così deciso di tirare un primo (e quindi parzialissimo) bilancio, analizzando pro e contro di questa nuova avventura bonelliana.
Prima di iniziare, però, qualche tecnicismo.
Tex Willer è una serie formata da albi di 64 pagine, molto più smilzi dei numeri della serie regolare. Le motivazioni della foliazione ridotta sono essenzialmente tre. Primo: lo sceneggiatore (nonché curatore di Tex), Mauro Boselli, faticherebbe a scrivere un numero maggiore di tavole, essendo impegnatissimo sia sulla serie regolare del Ranger che su quella di Dampyr (e, forse, anche su altri progetti bonelliani). Secondo: i disegnatori hanno così meno lavoro e questo velocizza di molto i tempi di produzione (in sostanza, due albi di Tex Willer equivalgono, come pagine, a uno regolare). Terzo: la serie Tex Willer si rivolge sia al collezionista di vecchia data – che vede raddoppiate le uscite mensili e può leggere più avventure del suo eroe preferito – ma anche al neofita che (si spera) sia di più giovane età. Una lettura più rapida può quindi essere un incentivo all’acquisto.
Le copertine sono state affidate a Maurizio Dotti che, come ci ha raccontato lui stesso durante la kermesse lucchese, è risultato vincitore di una “gara” interna alla redazione (altri nomi in lizza erano Michele Rubini e Massimo Carnevale). L’approccio di Dotti risulta simile a quello che vediamo da qualche mese sulle (splendide) cartoline allegate a Tex nuova ristampa: scene all’aria aperta, grande dinamismo, costruzione geometrica dello spazio e una tavolozza 100% western. Dotti ci ha svelato di aver inserito qualche novità nelle copertine di Tex Willer: la seconda (ma anche la quinta) cover presenteranno due scene che svaporano l’una nell’altra.
E le storie? Cosa c’è di diverso rispetto alla serie regolare, che il prossimo mese taglierà il traguardo del numero 700? Ebbene, al centro delle vicende galoppa il giovane Tex, che Boselli ha già cominciato a raccontare ne Il magnifico fuorilegge (“Texone” del 2017) e in Nueces Valley (Maxi Tex dello stesso anno). L’intento che si prefigge la serie è però quello di andare a colmare i buchi narrativi lasciati da Bonelli padre ossia raccontare storie totalmente nuove (non si tratta assolutamente di remake) disponendo sulla scena i personaggi inventati dal creatore di Tex e poi scomparsi tra le pieghe e i coni d’ombra della saga. Scopriremo quindi qualche dettaglio in più su Tesah, Coffin (presenti nel primo episodio, attualmente in edicola) ma vedremo anche il Mefisto delle origini (calzamaglia rossa e corna da diavolo, ricordate?), sapremo come ha avuto i suoi straordinari poteri, conosceremo il joven Montales ai tempi della liberazione del Messico. Per non parlare di un Ranger dai capelli non ancora argentati…
Detto ciò, ecco il nostro giudizio. Partiamo dagli elementi positivi.
- La scrittura. Boselli scioglie la verbosità spesso attaccata dai lettori più tradizionali: il giovane Tex parla meno della sua versione adulta ma ha un tono molto accattivante. È scanzonato, avventato e, novità assoluta, sbaglia con realistica frequenza; ma proprio perché imprudente, ci piace ancora di più.
- L’ambiente. Il mondo di Tex Willer non deve sempre rispettare le regole di coerenza storico-geografica tipiche della serie regolare. È il West immaginato e immaginario di Gianluigi Bonelli dove si possono incontrare ad ogni bivio banditi che paiono pirati, canyon dai nomi improbabili e indiani della prateria in Arizona. Lo sceneggiatore è, sotto questo punto di vista, infinitamente più libero: come Tex, cavaliere errante, anche chi scrive può far vagare la fantasia e questa freschezza si nota distintamente sulla pagina.
- I disegni. Roberto De Angelis sfodera un tratto diversissimo rispetto alla eccellente prova fornita sul “Texone” Ombre nella notte (2004). Il suo disegno, al servizio di una storia dinamica e dai ritmi serrati, è rapido e scattante come il giovane Willer. In futuro vedremo all’opera sulla testata Bruno Brindisi, Sergio Giardo e Fabio Valdambrini (gli ultimi due per la prima volta alle prese con il Ranger).
L’aspetto che emerge invece come maggiormente critico è il prezzo, eccessivo per un numero di pagine così esiguo. Tanti lettori sui blog e sui social si sono mostrati delusi dichiarando che non proseguiranno nell’acquisto della serie una volta terminata la prima avventura (contenuta negli albi 1-4). Il rischio, da questo punto di vista, è che il collezionista si trovi costretto a scegliere tra le sempre più numerose testate targate Tex.