Il governo lancia l’ALLARME ACQUA: non bere dalle fontanelle, rischi la MORTE | Lo studio rivela i veri dati

Fontanelle pubbliche - fonte Pixabay - c4comic.it
Se non stai attento a quello che bevi rischi di finire subito in ospedale: ecco che cosa hanno trovato nelle fontanelle.
C’è una situazione preoccupante che sta terrorizzando tutta Italia. Mentre le temperature si alzano ogni giorno di più e stiamo per entrare nei mesi più caldi dell’anno, bere acqua diventa ancora più importante per restare idratati e non avere problemi di salute.
Bere acqua è fondamentale, ma bisogna stare attenti a quello che si fa. Soprattutto quando si tratta di fontanelle pubbliche. Una recente indagine condotta da Altroconsumo ha svelato infatti la verità sulla qualità dell’acqua che si trova nella fontanelle, rivelando dati davvero preoccupanti.
È stata infatti rivelata la presenza di TFA, che è l’acido trifluoroacetico. Si tratta di una sostanza che appartiene alla famiglia dei PFAS è che molto più presente nelle nostre fontanelle di quanto possiamo immaginare (e soprattutto più di quanto il nostro corpo possa sopportare).
In tutti i 15 campioni di acqua potabile prelevati da fontanelle e case dell’acqua in diverse località del Centro Nord-Italia sono stati trovati dati ben più alti rispetto a quelli che fanno scattare l’allarme.
Allarme fontanelle pubbliche, ecco che cosa hanno trovato
In quattro di questi campioni i valori di TFA superano i 500 nanogrammi per litro. Questo è il limite stabilito dal Decreto Legislativo 18/2023 per i PFAS totali nell’acqua destinata al consumo umano. Le concentrazioni di TFA, sostanza chimica nota per la sua persistenza e la sua diffusione globale, sono risultate comprese tra i 274 e i 920 nanogrammi per litro.
I livelli più alti sono stati rilevati a Torino (920 e 840 ng/l in due punti distinti della stessa piazza), a Firenze (880 ng/l), Paesana in provincia di Cuneo (850 ng/l) e Luserna San Giovanni (590 ng/l). Il picco massima è stato registrato in una casa dell’acqua in piazza Galimberti a Torino.

Una situazione che preoccupa gli italiani
La crescente diffusione del TFA, pur essendo ancora oggetto di studio per i suoi effetti sulla salute, preoccupa al tempo stesso sia gli scienziati che le istituzioni. Al momento non esiste un limite europeo specifico per questa sostanza, ma Altroconsumo chiede che venga considerata al pari degli altri PFAS e quindi soggetta al limite già previsto per questi, ovvero 500 ng/l.
L’associazione ha inoltre lanciato una petizione per sollecitare il Governo e il Parlamento a sostenere la proposta dell’ECHA, ovvero l’Agenzia Europea per le sostanze chimiche. Questo con l’obiettivo di limitare l’uso dei PFAS e favorirne la progressiva eliminazione, seguendo l’esempio di paesi come la Germania, la Svezia e la Danimarca.