“Il bagno è per i clienti”: entri al bar per un bisogno e ti cacciano via | Chiamare la polizia è del tutto inutile: per la legge è legale

Toilette-Foto-di-Max-Vakhtbovycn-da-Pexels-C4Comic

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Molte attività commerciali impediscono l’accesso ai servizi igienici nel caso in cui non si acquisti nulla: ecco la verità su questa pratica.

A molti è capitato di entrare in un bar solo per chiedere di usare il bagno e sentirsi dire che è vietato se non si è clienti.

In verità non si tratta di un atteggiamento scortese, ma di una vera e propria regola prevista dalla legge.

I locali che servono cibo e bevande da consumare sul posto devono avere bagni a disposizione, separati per uomini e donne e accessibili anche ai disabili.

Questi servizi, però, possono essere destinati esclusivamente a chi consuma, secondo un previso obbligo normativo.

Bagni solo per chi consuma: ecco cosa ha stabilito la legge

A chiarire questa circostanza è anche una sentenza del Tar Toscana del 2010, che ha ribadito come un bar o un ristorante non siano paragonabili a bagni pubblici. Garantire l’uso gratuito significherebbe un costo eccessivo per il gestore, limitando la libertà di impresa tutelata dalla Costituzione.

Non tutti i locali devono avere una toilette interna. Pizzerie d’asporto, gelaterie e simili, dove il cliente non si ferma a lungo, non sono obbligati a garantirla. Diverso è per ristoranti e bar con tavoli, dove il servizio igienico è invece indispensabile. A confermarlo interviene anche il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza: l’articolo 187 vieta al gestore di negare il bagno a un cliente pagante, a meno di gravi emergenze. Basta, quindi, ordinare anche un caffè per avere diritto all’uso della toilette, ma se non si consuma nulla non si può pretendere l’accesso. Per questo, in caso di rifiuto, chiamare la polizia non ha alcun effetto: la legge dà ragione all’esercente.

Bar-Foto-di-Di-Bella-Coffee-da-Pexels-C4Comic
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Quali sono le città in cui è possibile usare i servizi igienici nei bar

A livello nazionale la norma è chiara, ma i comuni possono stabilire regole più specifiche. In alcune città i gestori sono obbligati a rendere i bagni disponibili a chiunque, anche senza consumazione. Nella città di Parma, ad esempio, dal 2013 esiste un regolamento che impone l’uso gratuito dei servizi igienici interni. A Bergamo, invece, l’obbligo riguarda anche i locali d’asporto.

In altre realtà, invece, prevale l’impostazione opposta. A Venezia, ad esempio, il regolamento comunale stabilisce che i bagni siano destinati solo alla clientela, quindi a chi paga e consuma. Il risultato è un quadro che varia di città in città. A livello nazionale la regola tutela soprattutto i gestori, ma alcune città scelgono di privilegiare l’accesso pubblico ai servizi igienici.