CATASTROFE Naspi, migliaia di lavoratori devono ridare indietro i soldi ricevuti | Controllate la posta: stanno inviando le comunicazioni

Comunicazione-shock-Foto-di-Andrea-Piacquadio-da-Pexels-C4Comic.it

Comunicazione-shock-Foto-di-Andrea-Piacquadio-da-Pexels-C4Comic.it

Gli italiani stanno ricevendo lettere dall’INPS con richieste di rimborso sempre più frequenti relative al sussidio di disoccupazione che deve essere restituito.

Per tanti lavoratori disoccupati, la Naspi rappresenta un aiuto fondamentale per affrontare le spese di ogni giorno. Ricevere una lettera dall’INPS con la richiesta di restituire somme già incassate, quindi, rappresenta davvero un duro colpo.

Negli ultimi tempi queste comunicazioni stanno invadendo le cassette della posta degli italiani. Oltre ad altre prestazioni come le pensioni o l’Assegno di inclusione, infatti, anche la disoccupazione può finire sotto controllo e trasformarsi in un debito da saldare.

La richiesta può arrivare anche mesi dopo il pagamento e spesso sorprende chi ha già speso quei soldi per affitto, bollette o necessità quotidiane.

Non sempre, però, la responsabilità è del cittadino: a volte i pagamenti vengono effettuati dall’INPS anche in mancanza dei requisiti. In questi casi l’Istituto, una volta accertata l’irregolarità, avvia la procedura di recupero e spedisce le comunicazioni.

Restituzione della NASPI: in quali casi il sussidio di disoccupazione è richiesto dall’INPS

La regola che stabilisce l’assegnazione del sussidio di disoccupazione prevede che le prestazioni siano erogate solo se ci sono i requisiti previsti dalla legge. La Naspi, quindi, spetta a chi ha perso il lavoro in modo involontario e viene calcolata sulle settimane di contributi degli ultimi quattro anni. Può durare fino a due anni, ma decade se il beneficiario trova un impiego o supera certe soglie di reddito. Quando i pagamenti proseguono senza che ci siano più i requisiti, quelle somme diventano indebite.

I motivi possono essere diversi: un errore dell’INPS, oppure la mancata comunicazione da parte del beneficiario di un nuovo lavoro o di redditi aggiuntivi. In queste situazioni l’Istituto procede con la richiesta di rimborso, notificata tramite posta. Chi la riceve si trova improvvisamente con un debito da affrontare, spesso pesante sul bilancio familiare.

Comunicazione-INPS-Foto-di-Mikhail-Nilov-da-Pexels-C4Comic.it
Comunicazione-INPS-Foto-di-Mikhail-Nilov-da-Pexels-C4Comic.it

Cosa fare se lo Stato richiede la restituzione della NASPI

Quando arriva una comunicazione di questo tipo da parte dell’INPS, la prima cosa da fare è verificare con attenzione che la richiesta sia corretta. Importi, date e motivazioni devono essere chiari. Se ci sono dubbi o si ritiene che la pretesa non sia giusta, si può presentare ricorso entro 90 giorni.

C’è anche l’opzione di sollevare la prescrizione, perché l’Istituto può chiedere indietro i soldi solo entro dieci anni dal pagamento. Nei casi in cui l’importo sia troppo alto per essere restituito in una sola volta, è possibile chiedere una rateizzazione dimostrando la propria situazione economica.