Stanno per perdere tutti il lavoro: chi ha questa laurea si prepari al peggio | In poco tempo dovrete fare l’elemosina per mangiare

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L’allarme lanciato da un ex manager di Google fa discutere studenti e famiglie: ecco quali saranno le professioni destinate a scomparire nei prossimi anni.
Negli ultimi giorni hanno fatto molto discutere le dichiarazioni di Jad Tarifi, che in passato ha guidato il primo team di intelligenza artificiale generativa di Google.
Secondo l’esperto, infatti, due delle facoltà più importanti e rispettate, giurisprudenza e medicina, potrebbero presto perdere valore. Il motivo è legato al tempo necessario per completare questi percorsi, che dura molti anni, mentre l’intelligenza artificiale avanza in modo velocissimo.
Le macchine, afferma Tarifi, presto saranno in grado di svolgere gran parte delle mansioni meglio e più rapidamente delle persone. Per chi oggi deve scegliere un corso universitario queste parole suonano come un avvertimento perché il titolo di studio, da solo, rischia di non bastare più.
Il problema riguarda anche i costi sempre più alti dell’Università e un sistema educativo che non sembra riuscire a seguire il ritmo delle nuove tecnologie.
Medicina e giurisprudenza sotto accusa: professioni troppo lente per stare al passo con la tecnologia
Tarifi sostiene che strumenti come ChatGPT hanno già oggi un livello di preparazione simile a quello di chi possiede un dottorato. A rendere più incerto il futuro delle professioni tradizionali è soprattutto la lunghezza dei percorsi di studi in legge e medicina, che richiedono molti anni di impegno e sacrifici economici. Nel frattempo, infatti, l’AI continua a crescere e a imparare, rischiando di rendere inutili gran parte delle competenze acquisite. Per questo, l’ex dirigente Google invita la Generazione Z a guardare verso discipline più legate al mondo tecnologico, come la biologia applicata all’intelligenza artificiale, oppure a considerare strade alternative al percorso universitario classico.
Anche altre figure di spicco, come il fondatore di Meta Mark Zuckerberg, hanno espresso dubbi sull’efficacia dell’università, mettendo in discussione la sua reale capacità di preparare i giovani ai lavori di oggi.
Via dall’Università: diminuiscono i percorsi accademici a favore del settore privato
Nonostante i toni allarmistici, non tutto sembra destinato a scomparire. I dottorati legati all’intelligenza artificiale continuano ad avere ottime prospettive: circa sette studenti su dieci riescono a trovare lavoro nel settore privato, spesso con stipendi elevati e in tempi rapidi.
Parallelamente si sta sviluppando un fenomeno altrettanto pericoloso che riguarda la fuga dei cervelli. Sempre più laureati e dottorandi scelgono infatti di abbandonare l’ambito accademico per lavorare nelle aziende, attratti da guadagni migliori e opportunità più concrete. Le università, in questo modo, rischiano di restare senza figure pronte a insegnare e a formare le nuove generazioni.