DISASTRO GOOGLE, gli utenti che lo usano ogni giorno devono saperlo: da oggi c’è una nuova tassa da pagare | Milioni di euro in più

Google-Foto-di-Pixabay-su-Pexels-C4Comic.it

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Aumentano i costi dei dispositivi e dei servizi digitali: ecco quali saranno le conseguenze per gli utenti italiani che utilizzano Google quotidianamente.

In Italia torna al centro delle polemiche il compenso per copia privata, un contributo che da oltre trent’anni viene applicato a tutti i dispositivi dotati di memoria, come smartphone, computer, hard disk e chiavette usb.

Il ministero della Cultura sta preparando un nuovo decreto che porterà a un aumento medio del 20 per cento di questa tariffa. La somma viene incassata ogni anno per sostenere il diritto d’autore di musicisti, interpreti e produttori, con un gettito che sfiora i 150 milioni di euro.

La novità riguarda anche l’estensione del contributo ai dispositivi ricondizionati e ai servizi di archiviazione online, come Google Drive o Dropbox.

Si tratta di una scelta che divide il settore culturale, favorevole all’aumento, e quello tecnologico, che considera ormai superato un sistema pensato per il passato.

Il Ministero della Cultura ha deciso per il rincaro: aumenta la tassa sull’archiviazione dei dati digitali

Il nuovo decreto del ministero della Cultura rivede le tariffe ferme dal 2020. Il rincaro colpirà tutti i prodotti con capacità di archiviazione, dalle semplici chiavette usb agli smartphone più moderni. L’impatto si vede chiaramente con un esempio: un hard disk esterno da 500 gigabyte oggi prevede un compenso di 6,44 euro, che con l’aggiornamento diventerà 7,52. Una cifra che può sembrare minima, ma che pesa su prodotti dal valore di mercato di circa 30 euro. Il contributo viene versato dai produttori, ma quasi sempre finisce per essere scaricato sul consumatore.

La particolarità è che questa voce non è visibile in scontrino o fattura, a differenza dell’IVA. Da una parte ci sono gli autori e gli artisti che beneficiano delle somme raccolte, dall’altra i produttori di tecnologia che criticano aumenti giudicati fuori tempo.

Google-Drive-Foto-di-Czapp-Árpád-da-Pexels-C4Comic.it
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Tassa sull’archiviazione digitale: colpisce anche servizi cloud e dispositivi ricondizionati

La parte più contestata del nuovo provvedimento riguarda l’estensione del compenso. Non si limiterà più ai dispositivi nuovi, ma verrà applicato anche a quelli ricondizionati, ossia usati e rimessi a nuovo. Una doppia imposizione che rischia di penalizzare chi sceglie soluzioni più economiche e sostenibili.

Ancora più discussa è l’applicazione ai servizi cloud, come Google Drive o Dropbox. Secondo quanto stabilito dal ministero anche lì gli utenti possono salvare file audio o video e quindi devono rientrare nella norma. Un’idea che solleva molte perplessità, dal momento che oggi musica e film vengono fruiti quasi esclusivamente in streaming. Le associazioni dei produttori parlano di un modello ormai sorpassato, che non tiene conto delle nuove abitudini digitali e rischia solo di far crescere i prezzi finali per i consumatori.