“Da oggi ti occupi di pulire i bagni”: adesso puoi DENUNCIARE la tua azienda | Corri da un avvocato e ricevi un riborso da migliaia di euro

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La legge difende i lavoratori in caso di situazioni che li costringono a mansioni ingiuste: quando bisogna rivolgersi ad un avvocato per ottenere giustizia e rimborsi.
Quando si lavora può capitare di venire spostati a svolgere mansioni diverse, ma quando il cambiamento comporta un arretramento professionale può diventare una vera ingiustizia.
In questi casi non si tratta solo di un cambio di ufficio o di compiti, ma significa svalutare anni di esperienza e compromettere le prospettive di crescita.
Con la sentenza n. 24133 del 2025, la Corte di Cassazione ha stabilito che un demansionamento può causare un danno serio e che questo va risarcito. La vicenda giudiziaria che ha portato a questa pronuncia nasce da un dipendente che, dopo decenni di lavoro qualificato, è stato spostato a mansioni del tutto estranee.
I giudici hanno riconosciuto la lesione della sua professionalità e gli hanno accordato oltre 50mila euro di risarcimento. Si tratta di un caso che rappresenta un punto di riferimento importante per chi subisce un simile trattamento.
Demansionamento senza giusta causa: cosa dice la legge
Il lavoratore in questione aveva passato gran parte della sua carriera nel settore delle risorse umane, occupandosi di organizzazione e relazioni sindacali. Un giorno si è visto destinare compiti nel reparto informatico, lontanissimi dal suo bagaglio di competenze. Dopo una prima bocciatura, la Corte d’Appello ha riconosciuto che si trattava di un demansionamento e ha condannato l’azienda a risarcirlo. La società ha fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che non c’era stata alcuna violazione delle regole sulle mansioni.
La Suprema Corte ha, però, respinto le obiezioni: i giudici hanno chiarito che assegnare a un dipendente incarichi banali, senza alcuna formazione e in isolamento dai colleghi, significa annullare la sua esperienza. La decisione d’appello è stata quindi confermata, compreso il risarcimento con interessi e rivalutazione monetaria.
Come i dipendenti possono tutelarsi dagli spostamenti
La Cassazione ha ribadito un concetto fondamentale che stabilisce che non basta mantenere lo stipendio per rispettare i diritti di un lavoratore. La dignità professionale, la possibilità di crescere e il riconoscimento delle competenze hanno lo stesso valore. Per dimostrare il danno basta provare che le mansioni nuove sono di livello inferiore, che la professionalità non è stata valorizzata e che non si è avuta la possibilità di acquisire nuove capacità.
La sentenza 24133/2025 segna quindi un passo importante, perché consente ai dipendenti che subiscono uno spostamento ingiustificato di chiedere un risarcimento concreto. Non si parla solo di denaro, ma soprattutto della difesa della propria carriera e della propria dignità.