“A Napoli non fanno la pizza più buona”: la migliore adesso la assaggi a New York | Ha superato anche quella di Sorbillo

Pizza (freepik) - c4comic.it
Dalla culla della tradizione ai grattacieli: un pizzaiolo americano conquista il primato mondiale e mette in discussione il mito partenopeo.
Per secoli Napoli è stata la capitale indiscussa della pizza, patria della Margherita e della tradizione verace tramandata di forno in forno. Ma oggi, a sorpresa, il primato sembra essersi spostato oltreoceano.
Secondo una recente classifica stilata da critici gastronomici internazionali, la miglior pizza non si trova più in Via dei Tribunali o sul lungomare partenopeo, bensì a Manhattan, nel cuore di New York.
La pizzeria ha conquistato il podio con una proposta che unisce rispetto per la tradizione e una sorprendente vena innovativa.
Un successo che sta facendo tremare anche giganti come Sorbillo. Qui puoi trovare un equilibrio di sapori perfezionato grazie a ingredienti di qualità.
Napoli perde il primato
Eppure sembrava fosse impossibile essere superati da una città come New York, che per quanto sia evoluta e rivoluzionaria non conserva la tradizione culinaria di una città in cui la pizza è nata. La classifica però, non lascia spazio a dubbi: la pizza migliore si mangia proprio nella Grande Mela.
Intanto, a New York, le file davanti alla pizzeria sono interminabili. Turisti e newyorkesi aspettano ore per sedersi al tavolo e mordere quella fetta di pizza. Forse Napoli non ha del tutto perso il suo scettro, ma certamente adesso deve dividere il suo trono.
La più buona pizza la mangi qui
Quando entri da Una Pizza Napoletana a New York non è la scenografia ad abbagliare, ma la sensazione che tutto sia al posto giusto. L’aria porta odore di forno a legna, l’ambiente è raccolto, la sala pulita ma calorosa. Anthony Mangieri è lì, dietro al suo forno, presente come artigiano che conosce ogni lievitazione, ogni impasto, ogni dettaglio del proprio mestiere.
È lui che impasta ogni mattina, che controlla che la crosta lieviti come deve, che regola la fiamma nel forno perché i bordi si gonfino soffici e diventino “alveolati”, mentre al centro la pasta resta umida, elastica, capace di assorbire il pomodoro e il profumo del basilico senza perdere equilibrio.
Mangieri non cerca di stupire con un menu infinito o accostamenti stravaganti; dietro la semplicità c’è disciplina. I sapori funzionano quando niente sovrasta. Quello che trasmette più di tutto, però, è che ogni pizza è il risultato di un atto d’amore nei confronti della tradizione napoletana. Non una copia, ma una proposizione viva.
Mangieri ha il rispetto della storia che ha visto nascere la pizza in Italia, dei disciplinari, del fuoco di legna, della materia prima fatta arrivare dall’Italia quando possibile; ma non è un formalismo sterile: è rigore con anima. Mangieri non ha bisogno di riconoscimenti per sentirsi a casa nel suo forno, però il mondo glieli dà: per riconoscere che quella pizza lì, preparata come lui la prepara, con quell’attenzione, quella memoria, quegli ingredienti, vale davvero la pena di essere cercata, vissuta, assaggiata.