Prendi e buttalo dalla finestra: hai speso tutto lo stipendio per un CELLULARE mediocre | Dopo un anno è già rotto

Prendi e buttalo dalla finestra: hai speso tutto lo stipendio per un CELLULARE mediocre

Cellulare rotto (Freepik)- c4comic.it

Se hai comprato questo telefono non hai fatto un affare, si rompe subito anche se molto costoso, non vale neanche un soldo speso.

Spendere uno stipendio intero per un cellulare che promette miracoli e dopo dodici mesi inizia a dare problemi è diventata una storia piuttosto comune.

Tra pubblicità e feature sempre più sofisticate, molti dispositivi finiscono per deludere, soprattutto quando materiali, aggiornamenti e batterie non reggono al ritmo dell’uso quotidiano.

I produttori puntano su design accattivanti, fotocamere da migliaia di megapixel e batterie “infinite” per creare l’illusione di un acquisto imperdibile.

La realtà, però, spesso è diversa: rallentamenti del software, batterie che durano sempre meno e piccoli danni fisici diventano il prezzo da pagare per uno smartphone che, tecnicamente, è destinato a una vita breve.

Perché il telefono si rompe così in fretta

Per contenere i costi, le case produttrici spesso scelgono vetro e plastica meno resistenti e molti dispositivi smettono di ricevere aggiornamenti dopo un anno o due, causando rallentamenti e incompatibilità con nuove app. Quando la batteria invecchia, il telefono perde autonomia e la sostituzione non è immediata né economica. Inoltre, cadute, esposizione a polvere e cariche rapide frequenti accelerano il degrado.

Dopo un anno, molti smartphone mediocri iniziano a dare problemi che vanno dalla lentezza generale a guasti hardware. Il risultato è un dispositivo che non mantiene le promesse iniziali, creando frustrazione e la sensazione di aver buttato soldi. La vita media dei cellulari mediocri è spesso inferiore alle aspettative, soprattutto quando il prezzo è alto.

Prendi e buttalo dalla finestra: hai speso tutto lo stipendio per un CELLULARE mediocre
Cellulari (freepik) – c4comic.it

Questo è il cellulare peggiore

La nuova ricerca condotta da Which? offre uno spaccato interessante e in alcuni casi sorprendente sull’affidabilità degli smartphone nel lungo periodo. Lo studio ha preso in esame oltre quindicimila dispositivi appartenenti a quattordici marchi diversi, tra cui i nomi più noti come Apple, Samsung, Huawei, Sony, Google, OnePlus e Realme, analizzandone i guasti e i malfunzionamenti riscontrati dopo uno, tre e fino a sei anni di utilizzo. Dai dati emerge che non sempre i brand percepiti come i più affidabili sono effettivamente quelli che resistono meglio nel tempo.

A distinguersi in positivo sono OnePlus, Realme e Google, che dopo sei anni mostrano un tasso di guasti intorno all’11 per cento: una percentuale molto più bassa rispetto alla media. Seguono Samsung e Apple, che si collocano in una fascia intermedia: il marchio sudcoreano registra circa il 13 per cento di problemi, mentre la casa di Cupertino arriva al 15 per cento. Non sono dunque in cima alla classifica, come molti consumatori potrebbero immaginare, ma nemmeno nei gradini più bassi. A deludere maggiormente sono invece Huawei e soprattutto Sony, con percentuali di guasti rispettivamente del 29 e del 31 per cento dopo sei anni, a conferma di una tenuta nel tempo decisamente meno brillante.

Quanto alla natura dei problemi, il più diffuso rimane il deterioramento della batteria. Non mancano poi i rallentamenti, i crash e i blocchi improvvisi, Rarissimi gli episodi di surriscaldamento estremo, emissione di fumo. Anche il malfunzionamento dei sistemi di riconoscimento biometrico, come impronta digitale e Face ID, rientra in questa categoria di problemi meno comuni ma più critici. La ricerca conferma quindi che la scelta di uno smartphone non può basarsi solo sul prestigio del marchio o sulla qualità percepita al momento dell’acquisto. La vera durata dipende dall’equilibrio tra robustezza fisica e continuità del supporto software.