“Una fedina…da brivido”: terremoto ai vertici della RAI | Il conduttore spara a zero sul collega: tra i due non corre buon sangue

“Una fedina...da brivido”: terremoto ai vertici della RAI | Il conduttore spara a zero sul collega

Rai - c4comic.it

Frecciate, accuse a mezzo stampa e tensioni ai vertici dell’azienda: la rivalità tra i due conduttori diventa di pubblico dominio.

Nelle ultime ore, nei corridoi della RAI, non si parla d’altro: lo scontro tra due volti noti dell’emittente di Stato.

Secondo indiscrezioni raccolte il conduttore più “istituzionale”, abituato a toni pacati e seriosi, avrebbe parlato di “una fedina…da brivido”.

Una frase che ha gelato l’aria e lasciato attoniti i presenti e il diverbio non si sarebbe limitato agli uffici. La tensione tra i due non è solo un capriccio momentaneo.

I vertici RAI, che già devono fare i conti con cali di share e discussioni politiche sulla governance, vogliono riportare il sereno, anche perché i programmi interessati valgono ascolti.

Caos nella Rai

Le sue parole scuotono un sistema che da tempo lotta con le sue contraddizioni. Sono accuse che, al netto del tono polemico, invitano a riflettere sul valore del merito, sulla distanza generazionale, sulla gestione del potere televisivo. E soprattutto, sul rispetto per chi ha contribuito a costruire quel sistema, prima che fosse ristrutturato da nuovi tempi e nuove facce.

Per il conduttore, non è questione solo di “esser messo da parte”: è la mancanza di dialogo, di riconoscimento, di continuità, che gli risulta incomprensibile dopo decine di anni dedicati alla televisione e alla radio.

“Una fedina...da brivido”: terremoto ai vertici della RAI | Il conduttore spara a zero sul collega
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“La Rai è tanto…”: lo sfogo

Nel numero del settimanale Oggi, Giancarlo Magalli rilascia un’intervista senza sconti né reticenze, concedendosi uno sfogo amaro sullo stato attuale della Rai, sul proprio ruolo televisivo e sui dossier personali relativi a Pippo Baudo e Katia Ricciarelli. A sessant’anni di carriera — tra radio, tv e oltre cinquanta programmi condotti — Magalli non nasconde una disillusione che si affianca però a una forte determinazione: continuare a esserci, anche se da ospite.

Magalli attacca senza mezzi termini l’azienda per cui ha lavorato per decenni. Pur ammettendo un tono affettuoso — “la Rai è tanto simpatica e caruccia” — definisce le sue scelte “curiose” e apertamente criticate. In particolare, denuncia che si dà spazio a conduttori con una “fedina televisiva da brivido”, citando nomi come Teo Mammucari e Alessandro Cattelan.

Un’espressione forte di questo tipo sembra voler ribadire che non basta essere volti noti o appetibili: serve una reputazione “pulita” — o almeno non compromessa da scandali, flop, polemiche — per acquisire credibilità agli occhi dei dirigenti. Magalli sembra sostenere che negli ultimi anni la Rai abbia sempre più privilegiato nomi nuovi o già legati a certe dinamiche mediatiche, in luogo di volti storici come lui. Ironizza anche sul proprio tracollo “ufficiale”: dopo la guarigione dal linfoma, “sono spariti tutti” e non ha avuto alcun contatto con i nuovi dirigenti Rai, nonostante un curriculum decennale.