Addio alle vacanze economiche: questa estate l’affitto di una casa costerà il doppio | Due stipendi per pagare una settimana al mare
Donna che non sa se partire (freepik) - c4comic.it
Prezzi alle stelle e turismo di lusso: l’estate 2026 sarà la più cara di sempre per chi sogna una settimana di relax.
L’estate 2026 si preannuncia come la più cara degli ultimi dieci anni. Secondo le ultime stime delle associazioni dei consumatori, affittare una casa per una settimana al mare costerà in media quasi il doppio rispetto allo scorso anno.
I picchi rendono necessario spendere due stipendi medi per una sola settimana di vacanza in località rinomate come la Sardegna, la Costiera Amalfitana o la Versilia, ma anche per quelle meno ricercate.
Risultato: le famiglie italiane con redditi medi o bassi devono rassegnarsi a vacanze più brevi, oppure a località secondarie dell’entroterra.
Chi vuole una settimana intera al mare deve prenotare con largo anticipo o accettare prezzi che solo pochi anni fa sarebbero sembrati fuori dal mondo.
Di addio alle vacanze economiche
Secondo un sondaggio condotto da Altroconsumo, il 43% delle famiglie italiane ha dichiarato di dover rinunciare alle vacanze estive per motivi economici, mentre un ulteriore 27% sceglierà formule alternative come case condivise, agriturismi o campeggi. Pagare due stipendi per una settimana al mare è insostenibile per questo c’è chi decide di restare in città e fare gite giornaliere nei dintorni.
Gli esperti prevedono che la tendenza ai rincari continuerà anche nel 2026, a meno di interventi mirati da parte del governo per calmierare i prezzi e favorire l’accesso al turismo interno. Nel frattempo, l’idea stessa di “vacanza economica” rischia di diventare un ricordo: il mare per tutti sembra ormai un privilegio per pochi.

Aumento dei prezzi per l’affitto
La bozza della Manovra 2026 introduce una novità rilevante per il mercato degli affitti brevi: una cedolare secca al 26% che colpirà le locazioni di tipo turistico, come quelle pubblicate su piattaforme digitali quali Airbnb, Booking e simili. La nuova imposta, secondo il testo in discussione, si applicherebbe a tutti i soggetti coinvolti, sia ai privati cittadini che affittano direttamente i propri immobili, sia alle società o intermediari che operano come sostituti d’imposta. L’esecutivo ritiene che il nuovo prelievo, più alto rispetto all’attuale cedolare secca al 21%, possa anche ridurre la speculazione nel mercato delle case vacanza e favorire la destinazione degli immobili all’affitto a lungo termine.
L’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi (AIGAB) ha espresso una forte opposizione alla misura, ritenendola dannosa per il settore e per l’economia complessiva. Secondo l’associazione, un’aliquota al 26% potrebbe provocare tre effetti negativi principali, ossia la riduzione dell’offerta di case in affitto breve, con molti proprietari che potrebbero rinunciare a locare i propri immobili, un inevitabile aumento dei prezzi per i turisti, a causa della minore disponibilità di alloggi e del tentativo dei locatori di compensare l’impatto fiscale e il rischio di maggiore evasione, con il ritorno al mercato “in nero” di una parte consistente delle locazioni.
L’AIGAB sottolinea inoltre che il 96% dei proprietari che affittano case in Italia sono privati cittadini e che il patrimonio immobiliare inutilizzato resta elevato: 9,6 milioni di abitazioni risultano vuote. Secondo l’associazione, un provvedimento che riduce la redditività degli immobili può generare un calo del valore delle case, con conseguenze potenzialmente strutturali per l’economia nazionale, poiché gran parte della ricchezza delle famiglie italiane è legata proprio al mattone.