Dashcam in auto, sì ma con regole | Un dettaglio privacy può annullare i video: evitalo prima di montarla
Dashcam - Pexels - c4comic.it
Riprendere ciò che accade alla guida può sembrare una garanzia, ma senza il rispetto delle regole sulla privacy il video rischia di essere inutile — o addirittura di metterci nei guai.
Le dashcam, le piccole telecamere montate su cruscotti e parabrezza, stanno diventando sempre più comuni anche in Italia. Molti automobilisti le installano per documentare incidenti o episodi di inciviltà stradale, convinti che possano rappresentare una prova in caso di controversie.
Tuttavia, l’uso di questi dispositivi non è privo di vincoli legali e può trasformarsi in un’arma a doppio taglio.
Il punto critico riguarda la tutela dei dati personali: i filmati raccolti, infatti, possono includere targhe, volti e luoghi riconoscibili.
E se non vengono gestiti correttamente, possono violare la normativa sulla privacy, rendendo i video inutilizzabili in tribunale e causando sanzioni per chi li ha registrati.
Le regole da conoscere prima di accendere la telecamera
Secondo il Garante per la protezione dei dati personali, l’uso della dashcam è ammesso solo per fini strettamente personali, come la tutela dei propri interessi in caso di incidente. Questo significa che non è consentito diffondere o condividere i video online, né utilizzarli per finalità diverse da quelle di autodifesa. Ogni registrazione deve limitarsi al necessario, evitando di inquadrare aree pubbliche o persone non coinvolte.
Un altro aspetto fondamentale è la gestione delle immagini: i video devono essere conservati per un tempo limitato e cancellati automaticamente dopo pochi giorni, salvo il caso in cui servano come prova. Le dashcam più moderne permettono di impostare cicli di sovrascrittura automatica, riducendo così il rischio di accumulare dati sensibili non necessari. In mancanza di queste precauzioni, l’utilizzatore può incorrere in violazioni del regolamento europeo sulla privacy.

Quando un dettaglio può invalidare tutto
Molti automobilisti non sanno che un semplice errore di impostazione — come la registrazione continua anche a veicolo spento o in sosta — può far considerare il dispositivo una vera e propria telecamera di sorveglianza. In quel caso, non si tratta più di uso personale ma di un trattamento dati non autorizzato, con il rischio di sanzioni amministrative. È quindi essenziale verificare che la dashcam si attivi solo durante la guida e che non riprenda aree private o pedoni in modo sistematico.
Dal punto di vista giudiziario, la registrazione può essere accettata come prova se rispetta i principi di liceità e proporzionalità. Ma se il video è stato ottenuto violando la privacy altrui, il giudice può decidere di escluderlo. Montare una dashcam è dunque una scelta utile, purché accompagnata da consapevolezza: basta un dettaglio mal gestito per trasformare una protezione in un problema. Prima di accenderla, meglio conoscere bene le regole — e rispettarle ogni volta che si parte.