[Esclusiva] C4 Chiacchiere con… Emiliano Mammucari
Nel solco delle interviste di C4Comic, oggi vorremmo presentarvi un artista del quale molto si è scritto e letto, specialmente in relazione all’ultima delle sue fatiche, ma che di fatto già da oltre 15 anni rappresenta un’eccellenza assoluta nel campo del fumetto. Stiamo parlando di Emiliano Mammucari, autore con Roberto Recchioni del best seller Orfani, che però è molto più di questo. Per riuscire a capire un po’ meglio l’artista e la persona, abbiamo pensato di fare un’intervista un po’ diversa, che andasse oltre le solite domande di rito. Speriamo che apprezzerete lo sforzo, noi certamente abbiamo apprezzato la persona che, pur oberata dalla considerevole mole di impegni, ci ha dedicato il suo tempo e dato qualche chicca veramente interessante.
Buona lettura
C4Comic – Emiliano Mammucari, classe 1975 nasce a Velletri, si forma alla Scuola romana dei Fumetti, e da lì inizia un’ascesa costante. Dalla Montego a Orfani. Qual è stata la molla che ha spinto un 23enne a creare all’alba del nuovo millennio una casa di fumetti indipendente quando in Italia a malapena esisteva questo concetto di fumetto?
Emiliano Mammucari : Ho scoperto di avere poche idee, in compenso sempre le stesse. Quando ho cominciato imperava una concezione esclusiva del fumetto: un mondo a sé, autoreferenziale, disinteressato a dialogare con l’esterno. L’idea dietro la Montego era di cercarsi lettori nuovi con una comunicazione limpida e canali distributivi differenti. Uscire dal club, insomma. Press’a poco quello che facciamo ora, in scala infinitamente più ampia, con Orfani.
C4C – Montego ti ha permesso l’esordio, tra gli altri, con Alessandro Bilotta, oggi autore Bonelli molto apprezzato. Quanto è importante agli esordi di un disegnatore, trovare un autore con cui sia possibile entrare in quella sorta di risonanza artistica necessaria a creare un prodotto valido?
E.M. – Nelle discipline artistiche se resti solo cresci troppo lentamente. Oltre a me e Alessandro c’erano Franco Urru, Marco Marini e Mauro Uzzeo. Sono tutti diventati dei grandi professionisti.
C4C – I tempi cambiano e cominciano le collaborazioni con Eura Editoriale per John Doe, e la prima esperienza per Bonelli, fatta sulle pagine di Napoleone. Quanto è stato importante per un giovane disegnatore, potersi confrontare con artisti del calibro di Carlo Ambrosini, Marco Soldi e Maurizio Di Vincenzo? E come si è consumato l’incontro fatale con Roberto Recchioni?
E.M. – Con Roberto ci siamo incontrati nel 2002. Ci siamo trovati subito, abbiamo sempre avuto idee abbastanza concordi sui fondamentali. Uno su tutti: l’odio per le cose realizzate senza passione. Carlo, Marco e Maurizio sono tre grandissimi disegnatori che mi permetto di considerare maestri.
C4C – Il tuo rapporto con l’editoria italiana e il libro “Lezioni spirituali per giovani fumettari”. In un’intervista di qualche tempo fa dichiaravi che “Il fumetto italiano è un’industria ma non è un mercato, se per “mercato” intendiamo una vivacità di offerta e di domanda”. Pensi che sia ancora così?
E.M. – Il libro è di due anni fa e nel frattempo sono cambiate un sacco di cose. Le edicole vivono un momento particolare mentre il digitale non ha ancora dimostrato di avere numeri. Fortunatamente il fumetto è diventato imprescindibile per le librerie di varia, perché l’oggetto libro ha assunto un valore nuovo. Anche il movimento generato dalle proprietà intellettuali è finalmente una realtà. Insomma viviamo in tempi davvero interessanti, in cui il lavoro va pensato in maniera più agile e adatto a “muoversi”. L’unico neo sono le fumetterie, che avrebbero dovuto essere il cuore del nostro settore e invece sono ferme ai tempi di Kevin Smith. La libreria di varia a Termini, tanto per fare un esempio, da sola supera il venduto in fumetti di tutto il circuito delle fumetterie italiane.
C4C – Nonostante l’avvento di un numero sempre maggiore di fumettisti più o meno emersi dal mare magnum della scena indipendente, noi lettori siamo ancora destinati a vivere delle intuizioni di Sergio Bonelli e Mario Gentilini?
E.M. – Ma no, è pieno di giovani capaci. Alla cena Bonelli dell’ultima Lucca l’età media dei presenti è scesa di vent’anni.
C4C – La tua carriera di artista va di pari passo con quella di docente, Scuola romana di Comics prima, e Scuola Internazionale di Comics, adesso. Come è possibile conciliare le due attività, visto anche l’enorme successo dei progetti in cui sei coinvolto?
E.M. – Eh, sono sempre meno conciliabili. L’insegnamento mi serve a imparare e lo faccio con enorme divertimento, ma è diventato un lusso.
C4C – La figura di docente ti dà la possibilità di crescere nuovi possibili talenti. Come vedi il futuro del fumetto italiano?
E.M. – Io non cresco nessuno, semmai sono i nuovi talenti che crescono, e io ho la fortuna di lavorarci insieme. L’Italia negli ultimi tempi è una fucina di qualità pazzesche. Non che prima non lo fosse, ma dilagava un’esterofilia castrante: l’idea assurda che qui si producesse solo roba mediocre, mentre in Francia e in Usa ci fossero i tappeti rossi spianati per tutti. C’è sempre un Eden da qualche parte. Le cose invece si cambiano qui, e ora.
C4C – Passiamo adesso alla stretta attualità: la prima serie di Orfani si è appena conclusa con un finale che ai più “anziani” ha ricordato la cruda narrativa del maestro Tomino. Ringo,ancora prima di arrivare nelle edicole, aveva già attirato su di sé le attenzioni di pubblico e addetti ai lavori. Cosa ti aspetti da questa nuova serie? Ma soprattutto, quanto è difficile raccontare una storia dalla quale molti si aspettano la risposta agli interrogativi lasciati irrisolti in Orfani?
E.M. – Mi piace il paragone. Ringo è la storia che avevamo voglia di raccontare dopo Orfani. Parla di un uomo che impara a fare il padre senza essere mai stato figlio. Non facciamo molti calcoli quando strutturiamo una serie, non ci interessa nemmeno chiudere tutti gli interrogativi. Le storie devono lasciarti i brividi addosso. Farti male o farti bene. Essere vere. Nient’altro. Rendere tutto preciso e razionale è poco punk.
C4C – Ringo è arrivato al suo terzo numero e si sta confermando un gran successo di pubblico. Ti aspettavi questa risposta, e ci puoi confermare i rumors che parlano di una terza serie già in cantiere?
E.M. – Anche la quarta serie è confermata.
C4C – Il 6 dicembre, è andato in onda su Rai 4 l’attesissimo Motion Comic di Orfani. Come è nato questo progetto e come ha fatto a svilupparsi in maniera così rapida, tenuto conto dei tempi biblici dell’editoria italiana?
E.M. – È stata proprio la Rai a chiederci di fare Orfani, perché è un prodotto che si presta bene ad essere portato sullo schermo. In sei mesi Armando Traverso e la Frame by Frame hanno fatto un qualcosa di incredibile: Orfani motion comic, in quanto a tecnica, è pari livello con le produzioni americane in sviluppo dal 2010.
C4C – Durante l’anteprima di Lucca avete spiegato che il Motion Comic è stato un progetto che ha permesso la realizzazione in tempi rapidi di un prodotto di qualità, ma molti appassionati vorrebbero vedere un vero e proprio cartoon, sull’onda di un successo e di una prassi che in Giappone per esempio è ormai più che consolidata. Abbiamo speranze?
E.M. – Proprio in questi giorni ci è arrivata un’offerta dal Belgio. Ma bisogna valutare l’effettiva realizzabilità di una serie così complessa. Davide Bonelli, Mauro Marcheselli e Michele Masiero (editore e direttori editoriali della casa editrice) hanno una visione molto precisa sulla valorizzazione del portfolio intellettuale della casa editrice e sono intenzionati a mantenere un controllo qualitativo altissimo sulle licenze.
C4C – Qual è la tua opinione sul Motion Comic ? Sei rimasto soddisfatto della sua riuscita? Ne sei rimasto contento sin dall’inizio oppure ci sono stati dei dettagli, dal passaggio da carta a schermo, che hai dovuto metabolizzare?
E.M. – Il Motion comic è un linguaggio che non conoscevo. Mi è piaciuto molto quello di The walking dead, poco quello di Watchmen. Orfani motion comic ha una qualità incredibile.
C4C – Il duo Recchioni-Mammucari ha fatto faville su Orfani. I lettori potranno ancora godere dei frutti della vostra collaborazione nel nuovo corso di Dylan Dog?
E. M. – Forse sì. Al momento sono immerso nella produzione di Orfani, ma ci stiamo pensando.
C4C – Il mondo oltre Bonelli : quale è tuo “sogno fumettistico” nel cassetto ?
E.M. – Faccio un mestiere che amo, in un modo che fino a qualche anno fa era impensabile e in una casa editrice che mi permetto di chiamare “famiglia”. Finché ci sono le condizioni di crescita, e fino a che riesco ad essere utile, resto qui.
C4C – Emiliano Mammucari lettore: quali sono i tuoi fumetti/libri preferiti e quale vorresti un giorno poter disegnare?
E.M. – Sono in fissa con la letteratura dell’est. Mi piace Pasternak, Salamov, Dostoevskij. Mi piace Agota Kristov. Mi piacciono le storie piccole dentro affreschi enormi. Mi ha fatto impazzire “Il mio nome è rosso” del turco Pamuk. Ecco… mi piacerebbe raccontare la parte est del Mediterraneo, che non è più Europa e non è ancora Asia.
C4C – Ultima domanda e brand del sito: qual è la tua Kryptonite?
La parola “generazione”.
C4Comic ringrazia Emiliano per il tempo che ci ha dedicato e gli augura in bocca al lupo per tutto quanto verrà.