Ghost in the Shell e Scarlett Johansson: questo matrimonio non s’ha da fare?
Certamente Ghost in the Shell è una pietra miliare del movimento cyberpunk mondiale e con altrettanta ragionevole sicurezza potremmo dire che quando il maestro Masamune Shirow ha immaginato la prima volta le sue letali e bellissime cyborg, non pensava a Scarlett Johansson per una loro eventuale trasposizione cinematografica. Soprattutto perché quando questo variopinto progetto multimediale ha visto la luce per la prima volta nel 1989, la Johansson aveva 5 anni e altrettanto certamente non pensava alle implicazioni filosofiche dello sviluppo di anima e coscienza artificiali.
In questo scenario un poco surreale fa comunque notizia la petizione che oltre 30.000 fan della serie hanno sottoscritto perché la Dreamworks di Steven Spielberg & C. riconsideri la decisione di affidare alla Johansson la parte di Motoko Kusanagi nel prossimo Ghost in the Shell Movie. Sempre secondo i sottoscrittori, la parte dovrebbe essere affidata ad una attrice asiatica che sia più affine al resto del cast ed alla storia in sé. In particolare, utilizzando ad arte proprio una delle battute celebri del maggiore Kusanagi, viene richiesto alla produzione di “smettere di censurare i personaggi (attori) asiatici” (“stop whitewashing Asian characters”, nel testo).
Un estratto della petizione recita: “La storia originale si svolge principalmente in Giappone e la maggior parte del cast sarà giapponese. Perché il remake americano dovrebbe avere come protagonista una attrice bianca (letterale dal testo “white”)? L’industria (della cinematografia) è già abbastanza ostile verso gli attori asiatici senza che si arrivi a modificare i ruoli nelle grandi produzioni, appositamente per escluderli. Un recente sondaggio ha mostrato che nel 2013 gli attori asiatici hanno interpretato solo il 4.4% dei personaggi con battute all’interno delle produzioni hollywoodiane con maggior incasso “. La petizione continua invitando la Dreamworks ad assegnare adeguatamente i ruoli, scegliendo attori asiatici e dando loro la possibilità di farsi notare e venire alla ribalta.
Molto clamore insomma per qualcosa che si può risolvere solo in due modi: la prima soluzione vede una attrice blockbuster con milioni di fan adoranti alle spalle, che si vede rescindere un contratto già firmato (a prezzo di sangue per la produzione e con penali probabilmente importanti a garanzia della star), a favore di una attrice che corrisponda in maniera più naturale alle fattezze del suo corrispettivo immaginario. La seconda soluzione vede una petizione sottoscritta da poche decine di migliaia di fan, elegantemente ignorata dai CEO della Dreamworks…
Il problema principale probabilmente è proprio legato all’argomento del film. Ghost in the Shell è in generale una riflessione su quel legame stretto che c’è fra intelligenza, coscienza ed anima, sullo sfondo di quella complessa commistione di buddismo e shintoismo che è alla base della cultura giapponese. Makoto Kusanagi, così come tutti gli altri protagonisti del manga, sono assolutamente giapponesi nel modo di muoversi, pensare ed agire, per cui assegnare la parte ad una attrice che per cultura e fattezze è certamente lontana da tutto questo, può far storcere la bocca, anche se probabilmente l’attenzione maggiore sarà da porre su sceneggiatura e regia, piuttosto che sui protagonisti in se. Considerando però che la Dreamworks deve far tornare i conti, ho idea che il 14 aprile 2017, sotto la direzione del regista Rupert Sanders (Biancaneve e il Cacciatore) apprezzeremo la Johansson nei panni del Maggiore Kusanagi. Voi che ne dite?
Fonte : IGN News
Nota: La traduzione del testo è stata realizzata dall’autore e include alcune interpretazioni di termini con significato letterale diverso da quanto riportato, ad esempio “whitewashing” – letterale “sbianchettare”, ma utilizzato nel testo con il significato di “censurare” / “escludere”, allo scopo di permettere una migliore comprensione. La fonte citata e la pagina della petizione, in ogni caso, riportano i testi originali in forma integrale.