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[Esclusiva C4C] Una sbirciatina dentro Bonelli

La targa c’è, ma solo all’interno della sede.

BONELLI SEDE GUARDIGLI – Non tutti se lo domandano, ma una grossa fetta di appassionati del fumetto, spesso, si interroga sul funzionamento di una casa editrice, sulla metodologia con cui viene “costruito” un albo, e sui professionisti che combattono contro il tempo per permettere le pubblicazioni. Una prova di questo è data dal blog I Tipi di Bao (di cui abbiamo parlato qui); nel caso di C4C cercheremo di stuzzicare la curiosità grazie ad alcune foto scattate per “un colpo di fortuna”.

All’interno del master in editoria (che mi è stato chiesto di citare per giustificare questa fortuita occasione) che sto svolgendo presso l’Università Cattolica, insieme ai nostri redattori Davide Beltramelli e Melissa Bortolotto, abbiamo affrontato alcune ore di lezione insieme al curatore di Nathan Never, Glauco Guardigli.

Al centro Glauco Guardigli, a destra Davide Beltramelli, io a sinistra.

Glauco, armato di molta pazienza e gentilezza, ci ha portato a visitare la sede di Bonelli dandoci il via libera per condividere sul sito quest’esperienza. Ci si aspetterebbe di vedere una targa sul palazzo che ospita una delle più importanti case editrici di fumetto italiane, invece troneggia soltanto quella che informa il visitatore che Maria Callas ha alloggiato lì. La sede si sviluppa su più piani, una sorta di labirinto con scalinate che ricordano la tana del Bianconiglio. Le pareti sono tappezzate di tavole originali che farebbero venire la tachicardia anche ai meno appassionati, di poster e aggiunte personali che danno uno stile vitale e un po’ magico a quello che sarebbe un semplice posto di lavoro. In fondo la casa editrice è un’azienda come un’altra, eppure l’atmosfera ha qualcosa in più, sarà che si percepisce la passione che contraddistingue ogni professionista, sarà che ero così entusiasta da risultare smielata anche mentre ne scrivo… Lascio che siano le foto a parlare per me, scusandomi in anticipo per la qualità (col cellulare si fa quel che si può!).

L’ufficio di Antonio Serra.

Tavola originale del primo Dylan Dog.

Alcune delle tavole originale appese ai muri.

La famiglia Bonelli.

La miniera d’oro: archivio contenente le tavole originali.

Un esempio più da vicino.

Il lettering (ossia la scrittura nei baloon) viene ancora fatto manualmente, applicando delle “peccette” adesive in corrispondenza della zona “desiderata”.

Il font Bonelli è un’invenzione calligrafica originale di una delle letteriste, e non un semplice prodotto digitale.

A volte il baloon copre il disegno, a volte il disegno stesso necessita di modifiche. Esiste la figura del correttore grafico (in questo caso sono tre Tino, Roberto e Sergio) che devono essere in grado di replicare il tratto e lo stile dei molti disegnatori collaboratori della casa editrice.

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