Categories: C4 Chiacchiere

[Esclusiva] Una Giornata con Massimiliano Frezzato

PER UN COLPO DI MAGIA

Qualche tempo fa ho provato a spiegare qual è il tipo di magia che si materializza a Lucca Comics & Games, e non ho trovato esempio migliore, che raccontare come ho conosciuto Massimiliano Frezzato. Un paio di anni fa mi sono presentato al suo stand, consapevole del fatto che avessi di fronte un gigante nelle vesti di un essere umano; lui, ancora oggi come allora, favorito da una stella benevola, accoglie tutti con un sorriso sulla porta di casa senza fare distinzione. Poi seduto alla sua tavola, dove non manca mai il vino, sta a te fare la differenza. E così ho fatto. Magari non sono proprio stato l’ospite cortese che uno si aspetta, accompagnato da un complice intraprendente e dalla lingua biforcuta, ma tanto è bastato per trasformare un semplice sorriso bagnato di simpatia in una fiammella che divampando ha assalito gli occhi. Nel giro di quei pochi giorni abbiamo avuto modo di scambiarci qualche parola, bevuto la sera insieme un paio di birre e ci siamo salutati con la promessa che l’anno successivo lo avremmo ospitato a dormire a Lucca a casa nostra. Infatti quest’anno ho avuto il piacere di stare con lui è il suo incredibile staff da circo Barnum per tutti e quattro i gironi. Ci siamo divertiti davvero come bambini che per la prima volta in gita stanno fuori casa a dormire, che attraverso una prolungata convivenza si confidano e si confessano anche le cose più insondabili dell’oscurità personale. Così, tra una lasagna e un bicchiere di vino, saltano fuori aneddoti su Magnus, Hugo Pratt, Silvia Ziche, il sempre presente Andrea Pazienza e molti altri ancora. Ci scambiamo opinioni su ogni argomento fino a raccontarci delle proprie situazioni familiari, di come siamo arrivati ad essere così, quale binario morto si è imboccato per sbaglio e si ride, ci si commuove, ci si comprende. Siamo tra amici, non c’è paura di essere giudicati.

CHI DISEGNA UN DISEGNATORE?

Un uomo, un disegnatore è semplicemente un uomo. Basta come definizione? Certo che non può bastare, non appaga nessuno dei sensi che abbiamo esposto, quando ci siamo emozionati leggendo i fumetti che ci hanno segnato. Vorremmo capire, conoscere, carpire, comprendere ogni dettaglio che si cela dietro a quella diabolica macchinazione che è un disegno, un’illustrazione, una tavola. Ma che ci si creda o meno la partenza in senso stretto è comunque fissata tra le fattezze di un comune essere umano. Massimiliano Frezzato non è quindi diverso. Ma come accade per queste persone elette e baciate dalle muse, l’incanto avviene improvviso, poderoso, incontrollabile. Di Max basta avere la pazienza di guardarlo negli occhi per capire molto; sguardo intenso, velato di malinconia, gentile, accomodante. Non percepisci distanze incolmabili, ma hai la sensazione di avere un prato comune con un vicino che ti invita a fare un pic-nic in compagnia. Le sue parole sono quelle di chi ha sempre una risposta pronta, mai banale, affondata nella cruda verità, nelle sensazioni uniche; il volto è una mappa di esperienze, forse non tutte positive, ma che non nasconde. Se avrete la fortuna di incontrarlo, non abbiate paura Max è uno di quelli che non morde, che crede ancora nel contatto, nelle strette di mano, nei piccoli gesti, nelle folate di vento che ti assalgono di notte e che ti costringono a vedere come sei fatto.

UNA GIORNATA CON MASSIMILIANO FREZZATO

Così alla fine mi sono aggrappato alla sua ombra e non l’ho più mollato. L’ho braccato per 24 ore, dal risveglio del mattino fino al momento di rimboccare le coperte alla sera. Nel mezzo molte chiacchiere, file al bagno, disegni su i muri di casa, su qualche tovaglia e tovagliolo. Ci ha fatto vedere i suoi nuovi lavori (originali), spiegandoci tutte le difficoltà nel realizzarli, i momenti meno creativi, la pigrizia complice di certi periodi, poi i gatti, l’amore per Luna, sua figlia. Ci ha raccontato come si cattura l’attimo narrativo, il segreto di certe spiagge nascoste dietro ad una galleria, la storia del vento, la casa di Andrea Pazienza, la cascina di Montepulciano, la vita di Torino, il rapporto con gli editori, i furbi di turno, l’effimera materia dell’amore, i compagni di viaggio, i fallimenti, la scuola, la percezione del denaro, l’attesa dei regali di natale puntualmente diversi dai desiderati, la necessità di riscrivere le storie, le donne, fonti inesauribili di ispirazione. Se qualcuno pensasse che il fatto di essere dietro le quinte possa in qualche modo distorcere la visione della rappresentazione, rispondo semplicemente che del cuore ne udiamo solo il battere e che solo la ricerca dei suoi segreti ci avvicinano alla verità. Quindi per chi si è fatto catturare dalla bellezza dell’arte di Massimiliano è bene che sappia che è scevra da ogni sovrastruttura sibillina, da ogni mercificazione accondiscendente e che piuttosto è la traduzione di un’immagine insperata, bramata, filtrata, restituita, per continuare a credere che in fondo qualcosa di buono, in un’esistenza di bollette da pagare, persone da accontentare, ancora c’è.

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