Stendo la news sul trailer di Dragon Ball Z: Fukkatsu no F. Controllo l’orologio: 13.35. La guida di Rai 4 mi dice che ho tempo fino alle 14,00. Finisco l’articolo, pranzo in fretta, accendo. La sigla sta partendo.
Sono piuttosto scettico riguardo lo sbarco in tv di Orfani, ma allo stesso tempo non voglio perdermelo. Il fumetto è una perla di rara bellezza, l’idea motion comic un’incognita, il doppiaggio sentito nel trailer mi ha fatto rabbrividire. Non ho molte aspettative, temo che il prodotto non sarà all’altezza. Finalmente sto per scoprirlo.
Si parte: inizio un po’ troppo concitato, secondo i miei canoni. Il fumetto ti lascia il tempo di vivere gli istanti prima della fine, qua invece si corre: le altalene, la testa dell’orsacchiotto peluche e siamo già a Jonas sotto le macerie. La voce narrante non mi dispiace, ma quando arriva la dottoressa Juric si confermano le impressioni negative che mi aveva lasciato il trailer. Nakamura poco meglio. Il primo dialogo tra i ragazzi mi getta nello sconforto, Ringo è caricaturale.
Pian piano, vedo prendere forma ciò che temevo. Per quanto mi faccia piacere notare che la narrazione scorre in modo godibile, non sopporto quel doppiaggio didascalico. Mi sembra di percepire l’attore che legge il copione, con la monotonia di chi recita la lista della spesa. Poi, ogni tanto, ricorda che non è esattamente ciò che sta facendo ed esplode in un’enfasi iperbolica. Sono sconsolato.
Poi, però, succede qualcosa.
Mi rendo conto di essere emozionato, nonostante sappia già che cosa sta per succedere. Indipendentemente da tutto, i dialoghi hanno uno spessore tale che continuano a funzionare anche in questa versione e le scene si susseguono con un ritmo incalzante. La prima battaglia contro gli alieni mi piace, il dialogo tra Hector e Jonas pure. Il cammino dei ragazzi è toccante, la disperazione di Juno e la paura della Mocciosa sono reali. L’orso che “trasla” giù dal precipizio mi fa storcere il naso non poco, ma nel complesso non rovina l’atmosfera che l’ambientazione, i colori e i dialoghi sono riusciti a creare. Il plotone che pronuncia per la prima volta “Noi non facciamo arte, noi facciamo cadaveri” mi strappa un sorriso, l’incursione di Angelo nella stanza di Nakamura è resa bene, il cliffhanger funziona.
Nel complesso, l’esordio di Orfani in tv mostra che il motion comic può avere un futuro. Lo fa mantenendo inalterati il pathos dell’opera originale e l’incisività dei dialoghi, proponendo un ritmo incalzante e, punto fondamentale, mostrandosi coerente con il fumetto e assolutamente in grado di trasporne le vicende senza snaturarlo. Considerando che si tratta di un esordio assoluto e di un’operazione coraggiosa, mi sento di poter dire che siamo di fronte ad un buon lavoro.
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