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Three 4 Comic: L’aspirante fumettista

ALMENO UN TENTATIVO

Anche solo una volta, una volta sola, ma ci abbiamo provato tutti. Nascosti sotto il giubbotto di un banco di scuola per far ridere qualche compagno complice, al riparo nel silenzio di una camera sicura o magari più semplicemente davanti ad un foglio bianco, con le gambe accavallate e con un demone bizzarro che ci accarezza pronto a dettare le tracce verso un novello capolavoro. Abbiamo abbozzato, schizzato, approvato, cancellato, colorato, disegnato, concepito, scarabocchiato, decine forse centinaia di personaggi. Disegnare è un passatempo senza confini, ce ne siamo serviti ricorrendo a questo magico linguaggio quando ci ha fatto comodo per poi dimenticarsene subito, eppure qualcuno ha continuato a crederci confidando che un tanto vituperato mezzo espressivo potesse in qualche modo diventare qualcosa d’altro che un giochino per ingannare la noia e magari farne pure un’occupazione che suonasse come un lavoro serio. Io ci ho tentato con pochissima convinzione, saltando immantinente dall’altra parte della barricata, fuori dalla fabbrica delle idee, dove i fumetti si leggono alla ricerca della pace. Però ne ho conosciuti tanti che tra i corridoi del liceo artistico (lo stesso che qualche anno prima di me frequentò Gipi) si promettevano di diventare veri e propri professionisti del settore.

IL FUOCO SACRO

Tanti dicevamo. Ma di questi quanti davvero in grado di dire qualcosa di vagamente interessante? Pochi. I tempi sono cambiati, adesso non ci sono giustificazioni che possano colmare una carenza tecnica o teorica di un qualsiasi passaggio necessario alla realizzazione di un fumetto; adesso, perduta l’idea pionieristica, si deve puntare con decisione verso i dettami rigidi di una professione moderna, dove la concorrenza è spietata e variegata a gradi inimmaginabili. Fare fumetti oggi richiede doti esponenzialmente fuori dal comune, almeno a certi livelli. A questo, almeno in parte, rimediano le decine di scuole di fumetto disseminate su tutto il territorio, tutorial presenti sul web, autori sempre in prima fila alle fiere, manuali, social network, insomma non ci sono scuse per chi ha perduto il talento o si è solo immaginato di averlo. Ma se a tutto questo si è in grado di opporre quella sensazione che afferra i polsi, che scioglie le articolazioni, che lascia scorrere via la punta del pennello o della matita, che traduce in genialità quel vapore che attraversa i pensieri, che tramuta in immagini ciò che da la materia al sogno, quello che sublima l’immaginario……. ecco, a quel punto avremo di fronte quel diamante grezzo chiamato fumettista.

UNA VIA MILLE SEGRETI

Il sentiero che conduce alla realizzazione professionale è stretta e spesso si addentra in fittissime selve oscure così infide da confondere il verso e la giusta direzione. Ci vuole bravura, una dose  immancabile di testardaggine e quella cosa che assai comunemente risponde al nome di fortuna. Ho conosciuto davvero molti aspiranti fumettisti, molti sono passati alla maniera di comete, altri hanno promesso lucentezze che poi non hanno saputo mantenere, altri ancora si sono confusi tra galassie minori ripiegando su pianeti gemelli come quello delle illustrazioni per libri, ma guardando bene in fondo in fondo qualcuno ce l’ha fatta. Ho visto ad esempio il decollo dell’affermatissimo Simone Bianchi, un talento riconosciuto in ogni ambito nazionale e internazionale, ma vi posso assicurare che nemmeno il suo è stato un percorso privo di insidie o vicoli ciechi. Pensare un fumetto richiede capacità molteplici, dove la tecnica è solo una di queste. Saper leggere una sceneggiatura o addirittura saperla scrivere ad esempio, essere capaci di sintetizzare una scena, catturare l’attenzione, convogliare i sentimenti, saper cambiare marcia, insomma credete ancora che è solo un semplice passatempo?

IL VUOTO È BIANCO

Niente. Il foglio bianco rappresenta il niente. Un vuoto cosmico che aspetta solo di essere riempito, un attesa che può durare anni, una snervante mancanza che il geniale pittore Lucio Fontana ha risolto per tutti con un famoso taglio. In quei momenti sospesi vorreste essere altrove, ma non su un’isola tropicale o a gozzovigliare con gli amici, anzi, sareste disposti a barattare quei momenti di mancanza assoluta con una seduta dal dentista, con un’ora di dottrina, con una bella riunione di condominio. Vi troverete soli, con una covata di demoni rissosi che rideranno rumorosamente della vostra manchevolezza, del ripetersi di idee sconclusionate, della perentoria assenza di pensieri. Ma se tutto questo non vi fa ancora paura forse una speranza c’è, forse una luce ancora vi fa intendere che qualcosa è possibile, forse in fondo in fondo il mestiere che vi siete scelti non è quello sbagliato. Per tutto il resto c’è quella cosa che si chiama possibilità, una dea consapevole del fatto che ha bisogno di essere continuamente spronata, quindi forza, iniziate a cercarla.

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