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[Esclusiva] C4 Chiacchiere con… Alessia di Giovanni, autrice di Piena di Niente

È uscito nelle librerie Piena di niente, graphic novel di Alessia Di Giovanni e Darkam pubblicato da BeccoGiallo. L’editore padovano, coerentemente con la sua linea editoriale di impegno civile, dà la possibilità alle due autrici di raccontarci con le immagini e le parole un tema caldo e scomodo: l’aborto in Italia.

Noi di C4 Comic vi abbiamo già parlato dell’opera nella recensione. Abbiamo ora il privilegio di scambiare quattro chiacchere con una delle due autrici, Alessia.

C4 Comic: Ciao Alessia, grazie per l’intervista. Partiamo dall’inizio… “Piena di niente” si apre con questa dichiarazione:

Questo graphic novel nasce da una disperata ricerca
a stretto contatto con le persone, con la loro realtà,
con le loro storie. Per cercare di conoscerle,
prima di raccontarle.

Ci vuoi raccontare come è nata l’idea di raccontare a fumetti le storie di Giulia, Monica, Elisa e Loveth?
Alessia: Il libro è strettamente legato al precedente fumetto Io so’ Carmela che raccontava di Carmela, una ragazzina di tredici anni abusata a cui nessuno aveva creduto. In Piena di niente il concetto di violenza si allarga, focalizzandosi su una violenza più subdola, perpetrata con costanza, sistematicamente, altrettanto distruttiva. La violenza di chi ti tiene segregata e ti costringe ad abortire con un ferro da bicicletta. La violenza di chi, in nome di un credo, vuole scegliere per te. La violenza di famiglia e scuola che ti fanno crescere senza educazione sessuale come dire “ecco, arrangiati!”. Lisa, per esempio, una delle protagoniste, ha 17 anni, fa sesso con ragazze e ragazzi, si sente una potenza, ma non sa come gestire quella potenza, e usa l’aborto come metodo contraccettivo perché il preservativo al suo ragazzo non piace… È una violenza che fa a se stessa ma quella violenza è generata da tutto un sistema che la schiaccia.

C4C: A proposito di sistema, parliamo delle anomalie del “sistema Italia”. La legge 194 relativa all’Ivg (Interruzione volontaria di gravidanza), come ricordi nel graphic novel, risale al 1978. A quasi quarant’anni dalla sua approvazione la legge continua a essere oggetto di attacchi: secondo te perché in Italia si fa così fatica ad accettarla?
A: Non credo che si faccia fatica ad accettarla, si fatica a metterla in pratica. In Inghilterra la corte suprema ha da poco stabilito che invocare l’obiezione di coscienza non è una giustificazione per sottrarsi ai loro doveri. E questo vale anche per i ginecologi. In Italia, invece, la laicità dello Stato è ancora un’utopia che si consuma sulla pelle – fisica ed emotiva – delle donne quando sono in difficoltà. Per questo abbiamo scelto di allegare in fondo alla graphic “Aborto, il gioco da tavolo”, miniguida ironica di cosa aspettarsi e come affrontare gli “imprevisti” dalla farmacia all’ospedale.

C4C: Alla fine del graphic novel citi i dati sui medici obiettori in Italia: 70% secondo il Ministero della Salute, 91,3% secondo la Laiga, la Libera Associazione dei Ginecologi per l’applicazione della legge 194. Come ti spieghi questa discrepanza?
A: Ti rispondo con un’altra domanda: Cui prodest? A chi giova mentire sui dati?

C4C: Sulla contraccezione: sono ancora molti i luoghi comuni sull’uso della pillola, tra cui l’aumento incontrollato di peso, nausea e malessere prolungati, rischi di trombosi. Insomma, si parla tanto e solo dei possibili effetti collaterali, e poco dei benefici terapeutici. Oltre a implementare l’educazione sessuale nelle scuole, secondo te, quali attività si dovrebbero pensare per migliorare “l’alfabetizzazione sessuale” in Italia?
A: Credo che l’attività migliore sia il racconto della verità in ogni forma, a cominciare dalla verità politica laica. Come sceneggiatrice di fumetti è quello che cerco di fare, con ricerche maniacali, immersione totale nella materia. Raccontare la realtà per quella che è, le relazioni per quello che sono, senza ruoli costituiti da altri, e questo significa anche raccontare il sesso, il corpo e ciò comporta: sudore, carne dentro carne, mestruo, desiderio, ossessioni anche. Per questo nel fumetto mio e di Darkam c’è tanto corpo tanto sesso: volevamo mostrarlo per riappropriarcene a modo nostro, un modo diverso dalla finzione con cui vengono solitamente mostrati.

C4C: Una bella sfida, la vostra: trasmettere una realtà così “fisica” attraverso la finzione del fumetto. Io trovo che ci siate riuscite: Piena di niente si legge tutto d’un fiato e coi brividi lungo la schiena. Grazie ancora per aver risposto a qualche domanda, Alessia. In bocca al lupo per i progetti a cui stai lavorando e a cui ti dedicherai in futuro.

Nel frattempo consiglio Piena di niente ai lettori e alle lettrici di C4 Comic… Il maschile precede il femminile non per mancanza di galateo, bensì per sottolineare quella che, secondo me, dovrebbe essere la gerarchia di lettura!

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