Birdman: Essere o non essere un supereroe?
La notte degli oscar è passata da una settimana circa e Birdman, di cui trovate qui la mia recensione, il film vincitore di 4 Oscar (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Fotografia e Miglior Sceneggiatura Originale) continua a far parlare di sé anche tra noi amanti di cinema e fumetto, soprattutto per le parole del regista Alejandro González Iñárritu rilasciate a Deadline.
Dice il regista messicano :
“Non c’è niente di terribile nel fissarsi con i supereroi quando si ha sette anni, ma da grandi è una forte debolezza, quasi come se non si volesse crescere. A Hollywood l’imperativo è fare soldi: se per un film che costa 20 milioni di dollari si prevede un incasso di 80 milioni, ti senti rispondere “ne voglio 800 di milioni (…) Non penso siano un prodotto da buttare, anch’io a volte mi diverto a guardarli, sono semplici e con i pop-corn ci stanno benissimo. Il problema è quando fingono di avere una qualche profondità. È una cosa che odio, perché non corrisponde a quei personaggi. Il pubblico è ormai sovraesposto a storie che non hanno nulla a che vedere con l’esistenza di un essere umano. E poi, supereroi… Già solo la parola “eroe” mi annoia. Ma cosa vuol dire? L’idea di supereroe è un concetto falso ed equivoco. Se osservi bene questo tipo di film, la mentalità di fondo si basa su gente ricca, potente, che fa del bene e uccide il cattivo. Filosoficamente, non mi piace. Sono film che non dicono nulla, come scatole che contengono altre scatole e così via, senza lasciarti nessun senso di verità.”
Tutti gli amanti dei cinecomic staranno già affilando i forconi, ma analizzando queste parole, la critica del regista va a colpire non tutti i film tratti dai fumetti, ma nello specifico solo quelli che parlano di super eroi. Cosa possiamo dire noi a difesa dei nostri amati uomini mascherati?
In realtà ben poco, perché c’è a mio avviso un errore di base nella discussione. I lavori che il bravo Iñárritu critica sono prodotti di puro intrattenimento che, per definizione, hanno come unico scopo quello di divertire. Questi film non possono essere messi a confronto con altre opere di spessore e tematiche certamente più profonde, ma al tempo stesso questo non significa che siano opere prive di significato e valore artistico, per non parlare dei fumetti da cui sono tratte.
Sicuramente il regista messicano, che su questo argomento forse di ignoranza fa virtù, sbaglia nel generalizzare in questo modo, ma al tempo stesso nelle sue parole c’è un fondo di verità. Hollywood ha da sempre favorito il punto di vista economico a discapito di quello artistico, ma che ci piaccia o no il cinema americano si muove come una grossa azienda che prima di ogni decisione valuta a fondo tutti i pro e contro di ogni operazione.
Spesso quindi registi e artisti, come lo stesso Iñárritu, se vogliono portare in sala il loro vero prodotto artistico sono costretti ad autoprodursi, cosa molto difficile in un ambiente elitario come questo. Allora ben vengano film come Birdman, che muovendo una critica fondata ad un genere in ascesa, possono in qualche modo stuzzicare registi, produttori e sceneggiatori a portare in un mondo così mainstream dei prodotti di alta qualità artistica.
Nel frattempo come nel film, anche noi cadiamo nel dubbio amletico che ci attanaglia: essere o non essere un super eroe? Fare o non fare un film fumettone solo per i soldi? Guardare o non guardare questi cinecomic? Questo è il problema.
Fonte: Deadline
Fonte Immagini: Comingsoon.it, ibitimes.com