Oggi C4Comic incontra Fabio Bonetti, il giovane autore emiliano che ha stupito il mondo del fumetto con uno stile potente che fonde storie delicate legate per lo più alla quotidianità, ad una grafica abbagliante fatta di colori supersaturi molto violenti. La sua opera di esordio Emilia (che abbiamo recensito qui) , sta avendo un grande successo, ed è venuto il momento di conoscere meglio questo autore che ha avuto la gentilezza di dedicarci un poco del suo tempo.
C4 Comic: Fabio Bonetti, 33 anni emiliano di Modena, frequenta prima l’Accademia delle Belle Arti di Bologna e poi l’Accademia Drosselmeier. Ha fatto il suo ingresso nel mondo del fumetto con Emilia , un graphic novel che ha fatto spalancare gli occhi di molti appassionati. Di te stesso hai detto che da un po’ di tempo disegni , scrivi e organizzi concerti, ma sai fare anche altre cose. Visto che già le altre attività sono piuttosto interessanti, noi siamo molto incuriositi dal resto! Quali sono le altre cose?
C4C: In Emilia, ma anche in altre tue prove come Poema dei Lunatici o Day after Day, sono molto particolari sia l’uso che fai di policromie particolarmente stranianti che la presenza di elementi grafici dissonanti come le onnipresenti cuffiette: cosa ti ha portato a scegliere un registro visuale e narrativo così particolare per esprimerti?
Fabio: Volevo calare Emilia in un “luogo” visivo che non richiamasse immediatamente il quotidiano, pensando che la storia avesse bisogno di essere letta da un punto di vista differente e che il lettore non potesse avvicinarsi immediatamente alla sfera intima e privata.
C4C: Studi di Belle Arti e carriera professionale. Quanto questi percorsi sono effettivamente conciliabili e quanto la tua preparazione accademica ha influito il tuo stile di fumettista?
Fabio: Penso che in qualche modo tutto ciò a cui ci avviciniamo, che pratichiamo o che ci accade finisce inevitabilmente nel modo in cui guardiamo le cose. L’accademia di belle arti probabilmente mi ha dato la possibilità di guadagnare qualche anno per guardarmi intorno, coltivare le cose che mi piacevano e “rubare” più cose possibili. Ciò che ho avuto in cambio è la voglia di farsi delle domande, qualche soldo in meno in tasca, una discreta conoscenza delle vie di Bologna e qualche caro amico.
C4C: Così come altri giovani autori, hai deciso di seguire l’insidioso sentiero delle esperienze profondamente personali per segnare il tuo esordio, e i lettori hanno apprezzato. Quanto è pericoloso per un autore offrire al pubblico questo genere di sentimenti, quale è il limite che un autore deve avere presente quando racconta una storia del genere?
Fabio: Raccontare le proprie esperienze personali è un terreno scivoloso e decisamente pericoloso, penso che in fondo a nessuno interessi realmente qualcosa che ha a che fare con la tua sfera privata. In fondo a chi importa il mio rapporto con i miei nonni? Per questo motivo ho cercato di spostare il racconto su un territorio comune, scegliendo di portare alla luce gli aspetti che fossero in qualche modo di tutti. Quando un racconto riesce a creare un legame intimo col lettore, parlando anche della sua storia (di lettore) allora diventa un luogo comune e condiviso, che va oltre le esperienze personali. Poi bisogna anche saper mentire bene, mica te la dico tutta, le cose migliori le tengo per me.
Fabio: Il rapporto con Luigi e Nadia di MalEdizioni è stato fondamentale, mi hanno lasciato il tempo necessario per portare avanti il libro, intervenendo costantemente in punta di piedi, facendomi notare alcuni aspetti (anche tecnici) che potevano non funzionare, lasciandomi però sempre libero nel decidere che direzione prendere. La totale fiducia nel mio lavoro è stata fondamentale, così come qualche osservazione puntuale e qualche limatura. Editor si, ma in fondo anche amici con i quali condividere un percorso comune.
C4C: Il fumetto italiano d’autore sta vivendo un momento molto positivo, anche sull’onda di quello stesso sviluppo che ha visto la Francia portare in auge una quantità di artisti interessanti. Non si nota però nel mondo delle serializzazioni, una simile vitalità. Perché un autore oggi preferisce tendenzialmente realizzare un graphic novel invece che dedicarsi alla realizzazione di un personaggio che possa avere un seguito, magari anche lungo?
Fabio: Forse per il desiderio di definirsi come autore, pensando di sparare poche cartucce ma quelle buone. Forse per snobismo, incapacità o scelta, forse perché a volte non diventa un lavoro e allora il tempo che puoi dedicarci è poco e ti mancano le forze. Forse non lo so neanche bene il perché. Personalmente non mi sono mai avvicinato all’idea dei seriali perché in genere non mi piacciono e non li seguo granché. Semplicemente non è il mio modo attuale di lavorare e organizzare una storia.
C4C: Hai dichiarato che inizialmente ti sei
Fabio: Leggo sicuramente più fumetti, ma continuo sempre a lasciar maggior spazio agli albi illustrati e ai racconti brevi, in particolar modo a quelli per bambini e ragazzi.
C4C: C’è un autore italiano che ti piace particolarmente, con cui magari ti piacerebbe collaborare?
Fabio: Ce ne sono tanti, ma direi Paolo Cattaneo, perché oltre ad essere tostissimo c’ha un tatuaggio che gli ho sempre invidiato.
C4C: Il futuro di Fabio Bonetti, nuove storie, magari una nuova mostra, un concerto?
Fabio: Al momento ho diversi progetti aperti a quattro mani con Lisa Lazzaretti, tra i quali un albo illustrato e un libro a fumetti. Di quest’ultimo stiamo preparando a Bologna anche una piccola mostra con la prima storia e i disegni preparatori, probabilmente per questa primavera.
C4C: Ultima domanda e brand del sito : quale è la tua Kryptonite?
Fabio: Il pesce, non c’è dubbio.
Non ci rimane che ringraziare Fabio per la sua disponibilità ed augurargli il miglior “In bocca al lupo” per il prosieguo della sua carriera.
Fonti:
Testo – Esclusiva C4Comic
Foto – Fabio Bonetti pagina Facebook (tutti i diritti riservati agli autori)
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