Il progetto, ci ricorda Recchioni, nasce come un incrocio tra il tipico fumetto popolare in tradizione Bonelli e novità significative quali l’uso del colore, la grafica, la fortissima continuity e la separazione dei piani temporali sui quali si svolge la storia. Una peculiarità dell’opera, in netta rottura con la tradizione bonelliana, è ad esempio il tempo di lettura “notevolmente più basso rispetto ad esempio a Dylan Dog, già sperimentato in John Doe”. L’obiettivo del RRobe in tal senso era proprio “una lettura rapida, l’eliminazione dei famosi spiegoni, pensata per un primo approccio molto veloce che possa eventualmente sfociare in una rilettura cronologica dove tutti gli elementi saranno spiegati. Questa potrà consentire di cogliere dettagli apparentemente minimali ma in realtà rilevanti che ci erano sfuggiti durante la prima lettura, vari inside joke nascosti nel testo”. Questa riuscirà a fornire un quadro davvero completo dell’opera, che va completandosi di volume in volume aggiungendo ogni volta un nuovo livello alla storia. Insomma, ipse dixit, “C’è motivo per cui uno se ne va in giro con un fazzoletto davanti alla bocca. Così come c’è un motivo per cui sono in 5 e c’è una ragione per la quale gli alieni non hanno attaccato una seconda volta”.
Anche dal punto di vista dei disegni, ci spiega Mammuccari, c’è stata una rivoluzione. Questa è consistita nella “Eliminazione dei cliché che si sono negli anni stratificati nel fumetto italiano, andando a cercare nuovi lettori con una serie ambiziosa e complessa. Far assorbire il colore a quel tipo di carta inizialmente si è rivelato molto problematico, noi ne abbiamo fatto uno stile“.
Nel corso della conferenza viene dedicata particolare attenzione al complesso lavoro di squadra che sta dietro ad ogni volume, il quale porta inevitabilmente a divergenze di vedute tra i vari autori, ad una “tensione dinamica” (Mammuccari), una “tensione non negativa” (Recchioni), che spinge tutti a dare il meglio di sé e porta infine e alla necessità di trovare un punto di conciliazione tra le diverse posizioni. Insomma, ci confessa Mammuccari, “devi abituarti al caos”.
L’evoluzione del disegno, come sottolinea Gigi Cavenago, “È guidata dall’opera stessa. Io, ad esempio, vengo da Cassidy, nettamente diverso. Ho dovuto gettare non poche tavole nel tentativo di riuscire a conferire il giusto dinamismo alle scene, alzando e abbassando l’inquadratura in modo continuamente diverso a seconda delle esigenze”.
Ma perchè, si chiedono in molti – e viene chiesto in conferenza – pubblicare un’opera del genere in un formato Bonelli?
“Perché 50 anni di storia hanno insegnato che il formato Bonelli funziona”, ricorda Mammuccari. E “Perché il formato Bonelli fa parte della nostra cultura. Andreste mai a chiedere agli americani perchè stampano in 17×26?”.
Infine, una postilla di Recchioni riguardante l’edizione cartonata Bao Publishing in uscita: “Poniamo una cura enorme in albi di 94 pagine che dopo 30 giorni muoiono e non hanno più vendibilità. Orfani è stato pensato sin dall’origine per evitare che questo accadesse. L’edizione Bao, appositamente pensata per le librerie, verrà letta probabilmente da moltissimi non-lettori di Orfani. È quello che è già accaduto con Mater Morbi e che sarebbe bello accadesse con capolavori come Memoria dell’invisibile di Sclavi”.
Al termine di una conferenza del genere noi appassionati non possiamo che considerarci appagati, lasciandoci con l’unico rammarico che… Sia finita.
Per le foto vi rimandiamo alla sezione apposita del sito, in questa pagina. Di seguito vi proponiamo il video della conferenza.
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