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[Esclusiva C4C] Intervista a Paolo Martinello

In occasione della data milanese alla BAO Boutique in Brera per la presentazione del volume Dylan Dog – Cronache dal pianeta dei morti edito da BAO Publishing (se ve li siete persi, qui potete andare a leggere il reportage dell’incontro e la recensione), abbiamo incontrato Paolo Martinello, che ha curato sia i disegni sia la colorazione della terza storia del volume che la copertina. Qualche giorno dopo lo abbiamo contattato per una chiacchierata in esclusiva per voi.

Paolo nasce a Vicenza nel 1975. Da subito si innamora del disegno, complice anche l’educazione famigliare che lo tira su a colpi di Manara, PrattToppi e Pazienza tra gli altri. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia e inizia la carriera come disegnatore. Collabora e realizza illustrazioni per Mondadori Ragazzi, nel 2003 entra a far parte dello staff dello Studio Inventario di Giuseppe Palumbo e lavora con Zanichelli, DeAgostini, Scarabeo Editore e Feltrinelli. Autore apprezzato e attivo anche in Francia, nel 2007 pubblica “Delethes“, il suo primo lavoro da autore completo per poi realizzare una serie di tre volumi con Glènat, dal titolo “3 Souhaits”.  Dopo aver collaborato con Star Comics (Valter Buio),  Eura e RCS  (Mytico), approda a Dylan Dog.

Mi sono dilungato anche troppo, bando alle ciance, vi lascio all’intervista!

C4Comic: Ciao Paolo e benvenuto su C4Comic!
Paolo: Grazie a voi per avermi invitato!

C4Comic: Sul volume “Cronache dal pianeta dei morti” racconti che il dover disegnare un Dylan in là con gli anni ha portato a un attento lavoro sulle espressioni facciali, uno studio che ha esaltato il tuo stile. Quali sono state invece, se ci sono state, le difficoltà che hai avuto nell’affrontare il Dylan delle Cronache?
Paolo: Le difficoltà che affronterebbe qualsiasi disegnatore nell’approcciarsi per la prima volta con un personaggio che ormai è diventato un icona a livello mondiale: la paura di non saperlo restituire adeguatamente ai lettori, di non renderlo riconoscibile. Dylan è apparentemente facile da disegnare: si pensa basti fare un ciuffo scomposto, i jeans e la camicia rossa sotto la giacca, ma in realtà è fatto di sfumature  molto sottili.

C4Comic: Ti piacerebbe disegnare anche il Dylan Dog della testata mensile? Bolle già qualcosa in pentola a riguardo?
Paolo: Ho consegnato da poco il primo numero completo in bianco e nero che dovrebbe andare in edicola quest’estate e sono già al lavoro su un altro volume, sempre in bianco e nero.

C4Comic: Nel volume Bilotta racconta la genesi delle storie e di come l’intenzione fosse quella di utilizzare un’ambientazione futuristica non tanto per spirito di innovazione ma quanto per catturare nuovamente lo spirito “classico” del personaggio. Avete avuto modo di parlarne con Recchioni? In che modo il Dylan del futuro si colloca nel piano di rinascita del personaggio?
Paolo: Non mi sono confrontato con Roberto su questo, ma presumo che per lui non sia stato difficile vedere le potenzialità di questo possibile binario parallelo delle vicende del Dylan del futuro. Da quello che so, la trilogia di Bilotta è stata molto apprezzata dei lettori. Per me è interessantissimo, perchè offre la possibilità di esplorare il lato più tragico e malinconico del personaggio.

C4Comic: Leggendo la tua storia sul volume ho notato un gran lavoro anche sulle atmosfere che circondano i personaggi, un utilizzo perfetto dei colori, dalle tinte scurissime, che concorrono nel mostrare una Londra quasi gotica. C’è qualcosa in particolare che ti ha ispirato verso questo tipo di atmosfera? Che siano film, libri o, perché no, musica?
Paolo: Non saprei, io sono partito con un idea precisa di come rendere l’atmosfera di “Addio Groucho”, che si scostava leggermente dalla visione di Di Giandomenico nel “Pianeta dei Morti”  e di Tenderini, che ha colorato la sua storia. La pioggia costante mi suggeriva che l’idea di futuro potesse essere data dei riflessi delle luci artificiali sull’acqua che invece è un elemento naturale (e che tra l’altro, è uno degli elementi che più spesso ricorrono nelle storie di Alessandro). Poi c’era il disfacimento e il degrado di tutto, sia degli ambienti che dei personaggi, che si univa al concetto di cui sopra. Unendo questi elementi allo scenario di Londra (che di per sé è già molto angusto, in un certo senso), credo di essere riuscito a creare un ambientazione abbastanza coerente, ma non ho mai pensato a qualcosa di pre-esistente, per cercare ispirazione. Il tipo di storia mi ispirava già molto di per sé, non ho avuto la necessità di cercare altrove per riuscire a farlo.

C4Comic: Le storie presenti nel volume sono permeate da un pessimismo e narrano di un futuro senza più speranze per nessuno, un vero e proprio incubo in cui realtà e orrore sembrano fondersi. Mancanza di punti di riferimento e tematiche che difficilmente troviamo raccontate con questa crudezza sul mensile dell’indagatore dell’incubo: quale aspetto, ti ha affascinato di più di questo Dylan?
Paolo: Mi è piaciuta l’idea che nonostante tutti i buoni propositi dell’Old Boy, alla fine lui non riuscisse a risolvere la situazione, e anzi diventava l’artefice del disastro che sarebbe avvenuto poi. L’idea di Alessandro, si avvicina molto al mio concetto di “eroe”. Una persona straordinaria, che alla fine viene in qualche modo sopraffatto dalla sua stessa umanità.

C4Comic: Hai lavorato sia in Francia con Glènat che in Italia per nomi come Star Comics, Eura e Bonelli. Quali sono le differenze nell’approccio francese  nei confronti di un autore e della sua opera, rispetto al nostro?
Paolo: Credo che per descrivere le differenze, ci vorrebbe un intervista a parte… ma se vogliamo provare a fare una sintesi, posso dire che in Francia, se hai la fortuna di lavorare con delle case editrici serie, che abbiano anche una storia alle spalle, puoi riuscire a vedere cosa significa essere trattati come dei professionisti più facilmente di quanto possa accadere in Italia. E tutto dipende dal modo in cui il fumetto è inserito nel loro contesto culturale.

In Italia posso dire che Eura e Star Comics (per cui ho lavorato poco) offrono una maggiore libertà di movimento agli autori, dal punto di vista della creazione delle storie, ma minori garanzie dal punto di visto economico, per questo è una cosa risaputa che chi comincia, parte con loro, per poi provare a passare in via Buonarroti. In Bonelli la struttura è più solida, sono praticamente il monumento dei fumetti in Italia. Non è raro che gli autori che lavorano per la Bonelli si sentano parte di una grande famiglia, che accoglie i maggiori talenti del nostro paese e fa in modo di garantire loro la possibilità di esprimerlo questo talento. Io lavoro da poco con loro, ma credo di essere entrato in una fase di passaggio, di rinnovamento. A differenza di qualche tempo fa, in cui sapevi  che approcciandoti a loro dovevi avere a che fare con il “fumetto d’avventura” di stampo “classico” (di cui personaggi come Dylan Dog, costituiva un eccezione), ora sembra che ci sia l’intenzione di cercare in più direzioni, a livello narrativo, di stile e di personaggi.

C4Comic: Cosa consiglieresti a chi sta muovendo i primi passi come disegnatore/illustratore e vorrebbe fare della propria passione un lavoro?
Paolo: Non esiste un consiglio valido per tutti, ma credo  che chi arrivi a fare questo lavoro, lo faccia soprattutto perché non considera proprio le alternative, pensa che debba fare il disegnatore, punto. Perchè è l’unico modo in cui desidera vivere. Bisogna essere ossessionati da questo lavoro, con i pro e i contro di questa condizione (i contro sono quasi sempre le conseguenze di questa ossessione sulla propria vita sociale). A questo chiaramente va unito un po’ di talento, e soprattutto una visione di quello che si vuole essere, un idea sulla propria identità e riconoscibilità. Sempre meglio produrre opere che non siano simili o uguali a quelle di altri cento disegnatori, per il semplice fatto che si si è troppo simili a qualcun altro, potrebbe essere che sia l”altro” a lavorare al posto nostro, banalizzando molto. Cercando di essere meno banali, avere un’identità propria, significa soprattutto cercare di fare un passo avanti rispetto a quello che c’è già, consentendo di conseguenza alla nostra “nicchia” culturale di evolvere e non di rimanere all’infinito uguale a se’ stessa.

C4Comic: Ti andrebbe di raccontarci qualcosa sui tuoi prossimi progetti?
Paolo: Come ti dicevo prima, sto lavorando su un altro albo di Dylan, e contemporaneamente su un libro con Glènat, a carattere “storico-biografico”. Altre cosette sono lì che aspettano conferme e non se ne può parlare.

C4Comic: In ultimo, c’è qualcosa che speri di non dover mai disegnare? Insomma, a noi puoi dirlo, qual è la tua kryptonite?
Paolo: Non sono un grandissimo disegnatore di animali: mi vengono bene giusto gli insetti, i volatili e i pesci, ma per il resto (soprattutto per ciò che riguarda i quadrupedi) sto messo abbastanza male.

C4Comic: Paolo grazie mille per la bella chiacchierata e soprattutto per la disponibilità, sei stato gentilissimo! In bocca al lupo per i tuoi progetti da parte mia e da tutta la redazione di C4Comic!
Paolo: Grazie a voi!

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