La chiacchierata di oggi è con Nicolò Pellizzon, autore completo che scrive e disegna le sue storie a fumetti.
Una breve presentazione. Nel 2012 con Grrržetic esce “Lezioni di Anatomia” che ha vinto il Premio Carlo Boscarato al Treviso Comics Book Festival come miglior fumetto italiano.
Qualche altra chicca biografica su di lui: partecipa alla rivista G.I.U.D.A. e pubblica storie a fumetti per le antologie del gruppo Delebile (Home e Mother, 2012 e 2013) e per quella di Teiera “Ten Steps Until Nothing” (2011). Come illustratore collabora con Feltrinelli e ha illustrato “Lo strano caso del Dott. Jekyll e del signor Hyde” per Battello a Vapore.
Ma passiamo alla chiacchierata.
Enjoy!
C4C – Ciao Nicolò, innanzitutto grazie per averci concesso quest’intervista e benvenuto su C4Comic. Partiamo dall’inizio: com’è nata la tua passione per il fumetto e l’illustrazione?
Nicolò – Ho frequentato Pittura all’Accademia di Belle Arti. Mi sono subito reso conto che con quello che stavo imparando non avrei potuto fare altro che oggetti d’arredamento casalingo. O arredamento da galleria al massimo. Tutte cose che poche persone potevano ricevere, perché quel mondo “dell’arte” è finito e abbastanza marcio. Lavorai anche con l’animazione, ma mi sembrava di non poter sviluppare tutto quello che avevo in mente in una sola vita.
Nicolò – La “domanda sull’ispirazione” è sempre la più controversa e separa tutti in due grandi categorie. Io penso che quello che scrivo venga da una parte di me in comunicazione con le forze e le energie del mondo. L’ispirazione funziona come un annaffiatoio automatico che compie un percorso irregolare (quando lo compie). Non sono un professionista del racconto, devo sentire le voci. Sono uno che per vivere deve mettere le cuffie per coprirne il parlottio.
C4C – Vorresti parlarci del tuo blog In the fauces?
Nicolò – Il Blog lo uso come magazzino ordinato, mentre il tumblr è più divertente, anche perché è più immediato da usare e futile. Ma la cosa che apprezzo di più è che nessuno dice niente.
Nicolò – Ho scritto la prima versione de “Gli Amari Consigli” nel 2010 e ho proposto il progetto a varie case editrici tra cui Bao, assieme ad Alessio Trabacchini. Nel frattempo ho pubblicato “Lezioni di Anatomia” con Grrrzetic e ho fatto un restyling delle tavole di prova de “Gli Amari Consigli”, che non mi piacevano più. Michele e Caterina le hanno viste per caso e mi hanno ricontattato.
Tecnicamente “Gli Amari Consigli” sarebbe la prima storia lunga che ho scritto.
Nicolò – “Gli Amari Consigli” parla delle aspirazioni che non riescono a prendere sostanza a causa della compressione temporale dei nostri tempi, che porta a un Apocalisse che si auto-avvera. Quindi anche della paura del fallimento e del futuro. Se dovessi dirlo a me stesso però, non parla veramente di nessuna di queste cose. Considero gli argomenti come un cerchio sfocato, il cui centro sono altri argomenti. Il mio ruolo è quello di mettere le cose insieme e trattenere quell’onda iniziale che viene dalle voci di cui parlavo prima. In questo caso, come fonte, oltre a qualche canzone c’era anche un grande senso si pace che si lega all’idea della “rivelazione”.
Nicolò – A Lucca Comics ci sarà una mia storia breve nell’antologia di Delebile “Work” e nell’antologia di Teiera “Waiting Rooms”. Pubblicherò anche una raccolta di schizzi e illustrazioni di almeno 40 pagine: “Bad Choices” – che raccoglie tutti disegni ossessivi che faccio e che non andrebbero mostrati – e la ristampa del piccolo “Astronomical Autumn” un’altra raccolta di schizzi.
Nel frattempo sto lavorando ad una storia per Dylan Dog Color Fest e ai prossimi libri. Che sono ancora segreti.
C4C – Qualche domanda, di rito per C4C, un po’ più personale, se permetti:
C’è qualcuno in particolare con cui ti piacerebbe collaborare ma non si è ancora presentata l’occasione?
Nicolò – Potrei sviolinare diversi nomi di persone con cui ci sono probabilità di collaborazioni future, ma nella mia testa in quello che faccio esisto solo io, quindi di fatto non c’è nessuno con cui vorrei lavorare. Vorrei avere una crew di assistenti-gangster (magari giapponesi), ognuno con una caratteristica. Ci sto lavorando.
Nicolò – Di solito la soddisfazione per quello che faccio dura dai 3 ai 4 minuti. Quello che voglio fare è sempre una brutta copia di quello che avevo in mente. Mi fa piacere sapere che piace ad altri.
Ma la “soddisfazione” è una di quelle sensazioni che non sono mai riuscito a definire e credo che sia difficile proverare per me, nel lavoro. Questo non significa che non pensi che quello che faccio spacchi. Ma che nella mia testa doveva spaccare ancora di più.
C4C – C’è un fumetto di cui vorresti essere tu l’autore, che è un modo per chiederti quale sia il tuo titolo preferito?
Nicolò – Sono tanti i miei titoli preferiti, ma non mi è mai capitato di dire “avrei voluto farlo io” al 100%.
Mi piace come lavora Bastien Vivès assieme a Sanlaville e Balak su “Last Man”. Un approccio con l’acceleratore sulla produttività ma che resta molto personale. Non so come la prendano loro, ma è bello che si siano trovati a lavorare insieme.
Nicolò – Quando si cerca di inserire il mio lavoro in schemi di cose già viste, perché leggendo qualcosa con dei preconcetti si diventa un po’ più sordi rispetto ai cambiamenti. Una kryptonite che ha più effetto su chi la porta. Però non è una cosa negativa. Mi fa piacere quando si registra questa differenza dagli altri fumetti. Quegli schemi sono gli stessi che cerco di infrangere. Penso che sia perché molti cercano risposte in quello che leggono. Invece sono io quello che fa le domande.
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