Perché L’ Attacco dei giganti è considerato un cult del genere anime
Tantissimi fan e appassionati di anime e dell’Attacco dei giganti sono molto euforici per l’uscita della nuova parte di questa serie.
In occasione della nuova uscita su Netflix, abbiamo deciso di andare a ripercorre insieme alcuni dei momenti salienti di questa splendida opera.
Si tratta di un vero e proprio capolavoro artistico che riesce a far convivere tantissimi generi e tematiche tra loro. Nel giro di pochi secondi potresti infatti passare a vedere dei giganti che distruggono il mondo e subito dopo delle tematiche geopolitiche o filosofiche. In alcuni contesti sono anche presenti delle piccole situazioni comico-slapstick.
Una produzione incredibile è riuscita a coadiuvare alla perfezione tutte queste situazioni, realizzando così un cult anime di tutto rispetto e recensito anche da questo sito.
Il mistero dal punto di vista geografico
Un punto che merita sicuramente molto attenzione è la particolarissima geografia del mondo anime. Tutto questo aspetto surreale e incredibile è stato pensato dal geniale Hajime Isayamae e messa in scena splendidamente prima dal maestro Tetsurō Araki e successivamente da Masashi Koizuka e Yūichirō Hayashi.
La cura per il territorio è a dir poco maniacale ed è sempre strettamente connessa con il filo narrativo della storia. La geografia, invece è sempre lasciata in un alone di mistero e spesso visibile solamente in secondo piano o in rari frame.
Se pensiamo a tutte le stagioni, la geografia è sempre stata messa in secondo piano o addirittura omessa. Alcuni dettagli emergono durante la puntata numero 56 della serie, durante la quale richiami reali e fantasia si riescono a sposare alla perfezione.
Ambientazione principale
L’ambientazione principale è l’isola di Paradis, luogo nel quale sono ambientate le prime tre stagioni.
Si tratta di un isolotto naturale molto piccolo dove si possono scorgere dei bellissimi paesaggi. Sarebbe un paradiso terrestre, se non fosse che ci vivono i giganti.
In quest’isola non ci sono solamente i giganti, ma anche gli umani. La convivenza non è affatto semplice, visto l’indole aggressiva dei giganti.
Gli umani, infatti per riuscire a vivere hanno dovuto creare una città accerchiata da mura alte 50 metri.
Il livello più esterno è il Wall Maria che raggiunge circa i 480km di lunghezza. La seconda cerchia di mura è il Wall Rose e l’ultimo è il Wall Sina, realizzata per l’elitè societario.
La storia
La svolta di tutta la storia la abbiamo proprio durante l’episodio numero 56 che ci rilascia rivelazioni molto importanti.
In questo momento si scopre che la popolazione che vive sull’isola è quella degli eldiani, una popolazione di origine molto antica e mistica, il cui sangue può ospitare il potere dei giganti.
Come già detto in precedenza, dal punto di vista geografico c’è una svolta incredibile e andremo a scoprire che molto probabilmente il mondo dell’isola di Paradis è uguale al nostro, ma capovolto. Sembra infatti che Paradis corrisponda al Madagascar.
In questo momento facciamo usciamo per la prima volta da Paradis e andiamo su Marley, che sembra essere un impero situato una Africa con un’estensione che copre tutta l’Europa e arriva addirittura fino all’America Latina. Non a caso, infatti il porto di Marley è chiamato “Porto di Acirfa” cioè Africa al contrario.
Importanza dell’aspetto politico, della guerra e della morte
In questo capolavoro anime bisogna avere un occhio di riguardo anche su come vengono trattate tematiche come l’aspetto politico, la guerra e la morta. I giganti sono delle creature fameliche, arrabbiate e violente, che cercano di ottenere sempre di più attaccando senza preavviso la quotidianità degli umani. Questa potrebbe essere una metafora del benessere e del capitalismo.
Durante l’anime si può vedere anche come umani e giganti non sono poi così diverso e questo viene sottolineato anche dal cambiamento di Eren, il protagonista.
Emergono anche momenti di dittatura, punizioni corporali e violazione di libertà, tutti aspetti che richiamano il periodo di nazismo e fascismo.
Gli Jeageristi, infatti abbracciano una serie di ideali molto vicini al fascismo.