[Esclusiva C4C] BAO Publishing: aspettando Sergio Gerasi (intervista)

10491232_10204245707205245_6759991619539181823_nQuesta volta ad “Aspettando… Lucca Comics” abbiamo avuto la fortuna di scambiare qualche chiacchiera con il disegnatore Sergio Gerasi, che sarà ospite al già sfiziosissimo stand BAO Publishing.

Se vi siete persi gli approfondimenti sugli altri ospiti della casa editrice milanese questi sono i nomi, sedetevi mentre leggete perché sono da capogiro! Paul Pope, Cameron Stewart, Fumio Obata, Brian K. Vaughan e Fiona Staples, Zerocalcare, Roberto Recchioni, Vanna Vinci, Antonio Sualzo, Nicolò Pellizzon.

Enjoy!

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C4C – Ciao Sergio, innanzitutto grazie per averci concesso quest’intervista e benvenuto su C4Comic.
Sergio – Ciao. Grazie a voi…

1017558_10201480376993718_1006692198_nC4C – Normalmente dovrebbe essere la redazione a presentare l’artista ma, in fondo, ti abbiamo chiesto questa chiacchierata proprio per lasciare che sia tu a parlarci un po’ di te. Partiamo dall’inizio: hai esordito nel 2000 sulle pagine di Lazarus Ledd (Star Comics), ma com’è nata la tua passione per il fumetto e l’illustrazione?
Sergio – La mia passione per il fumetto nasce con un iter che presumo essere tra i più classici e scontati per quelli che come me sono nati verso la fine degli anni 70: dopo le primissime letture Disney in tenera età, seguite da Lupo Alberto, Cattivik e Diabolik, mi scontrai frontalmente con Dylan Dog. Il linguaggio immediato e potente del fumetto si è quindi da subito sovrapposto e incastrato alla passione per il disegno che non ha una data d’inizio, c’è sempre stata.

1009469_10201527276246170_1341061993_oC4C – Nel 2011 sei passato a lavorare per Sergio Bonelli Editore, vuoi raccontarci come sei riuscito a farti notare?
Sergio – Diciamo che durante i dieci anni di pubblicazioni in Star Comics e più in generale di militanza nel campo dei fumetti, un po’ di editor, curatori e autori Bonelli li avevo già incontrati e conosciuti bene. Anche con lo stesso Sergio Bonelli avevo già avuto diverse occasioni di incontro negli anni. A quanto so però la serie StarComics che più li aveva colpiti fu Valter Buio, per cui immagino che sia questa la risposta alla tua domanda.

311619_4291928098811_1946474594_nC4C – Per SBE lavori attualmente sulla testata di Dylan Dog, ma ti abbiamo potuto vedere all’opera anche sul volume per Le storie, L’Ultima Trincea. Ci sono altri personaggi della casa editrice con cui vorresti confrontarti?
Sergio – A sentimento e a freddo ti direi Tex. Oppure Nathan Never… ma non sono certo che il mio stile sia adatto. Senza piaggeria, lo dico con convinzione, essere parte di Dylan Dog in questo momento storico è doppiamente stimolante: primo perché faccio parte della nuova generazione di autori che sono arrivati a realizzare le storie di Dylan partendo dall’esserne unicamente lettori appassionati, con un carico ‘sentimentale’ molto forte. Secondo perché – come saprete tutti – questo è un periodo di forte rilancio del personaggio che porta di conseguenza un’attenzione e una pressione mediatica elevata, come non si vedeva da tempo per l’Old Boy. In sintesi: per ora sto benissimo dove sono.287219_4519844756585_259422221_o

C4C – Vorresti raccontarci a cosa ti ispiri per i tuoi disegni? Che sia un elemento ricorrente, o un aneddoto particolare che vorresti condividere con noi.
Sergio – Penso sempre al fatto che sia comunque meglio di un lavoro usuale… ma esistono ancora i lavori usuali, a proposito?

479855_10200651503472398_2079815577_nC4C – Sei un autore internazionale: per il mercato statunitense produci Connect e Horrorama, collaborando inoltre a volumi antologici curati dal regista Brian Yuzna. Vorresti parlarcene più nello specifico?
Sergio – Sono esperienze davvero lontane nel tempo e nella memoria… ti posso descrivere il tutto come un piccolo esperimento di invasione pacifica degli Stati Uniti. Accadde che la Narwain Publishing iniziò un’attività editoriale mirata al mercato statunitense, contattò me e Ade Capone e nacque così Connect, un divertissement e una divagazione sugli stereotipi dei supereroi classici d’oltreoceano. Horrorama (diretto da Brian Yuzna), mi vide partecipare su un solo numero della rivista con una storia breve e senza lettering, senza parole, tutta basata sulla recitazione dei personaggi. Esperienza molto divertente ma che rimane di fatto un unicum, fino ad ora, nella mia carriera.

C4C – Quali sono, secondo te, le differenze tra il nostro mercato e quello degli USA?
Sergio – I fumetti che io ho realizzato per il mercato Statunitense, come dicevo prima, sono sempre stati commissionati da una (allora) neonata casa editrice di matrice italiana, quindi non posso rispondere a questa domanda con una gran cognizione di causa.

200Bullets nel 2006 durante il tour inglese.

200Bullets nel 2006 durante il tour inglese.

C4C – Sei batterista e fondatore di 200Bullets, gruppo alternative rock che ha all’attivo 4 album e molti concerti in tutta Italia e in giro per l’Europa. Per chi non lo conoscesse vorresti raccontarci qualche aneddoto?
Sergio – I 200 Bullets sono un gruppo nato agli inizi del 2000. I primi anni ci hanno visti impegnati nel proporre un punk intransigente con testi in italiano. L’evoluzione ha poi passato diverse fasi, più o meno fortunate ma sempre molto attive nei live, tra punk rock, rock più soffice, fino ad arrivare a piccole sperimentazioni elettroniche. Il mio lavoro e la mia attività musicale si sono poi incontrate ne Le Tragifavole, il mio primo libro a fumetti da autore unico (con dentro un disco). Con molta nonchalance abbiamo portato la musica cantata in italiano all’estero ed è andata sempre molto bene. Non ci hanno quasi mai picchiato. Ci siamo andati vicini solo una volta a Lione, con un gruppo Hip Hop delle Banlieue – fortunatamente non capiamo il francese.

1961862_10203412049324319_32645172_oC4C – Passiamo al motivo principale di questa intervista: la tua presenza come ospite allo stand di BAO Publishing al prossimo Lucca Comics & Games. Facile immaginare che il motivo sia la promozione del libro che uscirà per loro a fine Ottobre. Come è nata la tua collaborazione con la casa editrice?
Sergio – Conosco Michele Foschini ormai da anni, per precedenti esperienze editoriali comuni. Appena mi son venute in mente delle idee per progetti totalmente personali, più adatti alla libreria che all’edicola, ho pensato immediatamente di sottoporle al giudizio di BAO Publishing: sin dalle prime pubblicazioni ho visto in loro un’energia, un’attenzione e un entusiasmo attorno all’oggetto libro-a-fumetti che non vedevo da tempo. La risposta è stata positiva, per cui eccoci qui.

995630_10204592856723766_7663750680673385644_nC4C – Per chi non avesse ancora avuto modo di spulciare tra le notizie online, vorresti anticiparci qualcosa riguardo “In inverno le mie mani sapevano di mandarino”? Di cosa parlerà e come ti è nata l’idea?
Sergio – Lo spunto è questo: mettere a confronto due personaggi diversi, di ruolo, di sesso, soprattutto di età e di condizione umana e vedere in che modo confrontano il presente con il passato, cioè con i loro ricordi.
Questi due personaggi non hanno lo stesso peso nella storia: abbiamo un solo vero protagonista. Sono comunque certo che i comprimari e i secondari di questa vicenda abbiano un peso narrativo estremamente forte, anche se molto non è raccontato in maniera esplicita.
Dicevamo del protagonista: un vecchio giovane, sconfortato da un passato troppo ingombrante, decide di chiudere definitivamente la cerniera che si ritrova sulla testa, dimenticando così gran parte (o comunque la parte importante) del suo passato. Fa atrofizzare, seccare senza aria, i suoi ricordi.
10296739_10203893523640876_6831746474879205797_nPer contrapposizione abbiamo poi l’anziana nonna: una donna malata di Alzheimer che lotta per tenere i propri ricordi vivi che le stanno volando via dalla testa, come in quella bella illustrazione di Paco Roca.
E’ un libro che ha di certo uno spunto riflessivo e intimo ma che non tralascia il sorriso e una certa visione (mia personale) di avventura. Racconto principalmente di un viaggio per mare alla ricerca di un negozio inverosimile che si trova su un’isola sconosciuta. Ma per sapere come le cose stiano insieme dovrete leggere il libro.

C4C – Oltre a quello targato BAO, hai altri progetti in cantiere? Ti andrebbe di parlarcene?
Sergio – Continuo a disegnare Dylan Dog e collaborerò anche per questa stagione con Servizio Pubblico di Michele Santoro, su La7, per le inchieste a fumetti. Continuo a suonare, stiamo preparando un nuovo disco proprio in questo periodo ma con un gruppo nuovo… un gruppo segreto. Ho altre idee nel cassetto ma non so se e quali verranno tirate fuori a breve. Ho iniziato ad illustrare il libro di cocktail di uno tra i migliori bartender in circolazione (non solo in Italia), Oscar Quagliarini. Ah, poi dovrei diventare papà a breve quindi forse è meglio se mi calmo un attimo… ma non troppo che poi ci si annoia.10498313_10204279760216549_213222144174259104_o

C4C – Qualche domanda, di rito per C4C, un po’ più personale, se permetti:
C’è qualcuno in particolare con cui ti piacerebbe collaborare ma non si è ancora presentata l’occasione?
10632672_10204509239353384_5084854705969929356_nSergio – Jenna Jameson. (Scusa amore, lo dovevo dire, fa ridere, no? n.d.a.)

C4C – C’è un fumetto di cui vorresti essere tu il disegnatore, che è un modo per chiederti quale sia il tuo titolo preferito?
Sergio – Torpedo, senza dubbio.

C4C – Ultima domanda: qual è la tua kryptonite?
Sergio – I baristi stagionali… Che sbagliano le dosi del Campari. (cit.)